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In meno di 40 anni la spesa sanitaria pubblica raddoppierà raggiungendo circa 261 miliardi di euro contro i 112,7 attuali

Creato il 16 novembre 2012 da Unamelalgiorno

Oltre 24 mld tagli da 2010 a 2014, Ssn a rischio default

foto BBC

in India, in ospedale

Roma, 6 nov. (Adnkronos Salute) – La sostenibilità nel tempo del Ssn? Rischia di divenire un’utopia. E il default economico è un rischio concreto nel prossimo futuro. In meno di 40 anni, infatti, la spesa sanitaria pubblica raddoppierà raggiungendo circa 261 miliardi di euro, contro i 112,7 attuali. E questo non considerando l’evoluzione epidemiologica e tecnologica, ma solo quella demografica. Al contrario, i vincoli di finanza pubblica, in un periodo di recessione, hanno comportato nel periodo dal 2010 al 2014 tagli alla sanità per 24,4 miliardi di euro, a cui si potrebbero aggiungere le ulteriori ‘sforbiciate’ previste nel disegno di legge di stabilità, per un totale di 26 miliardi di euro complessivi. Nell’utopia di garantire il mantenimento degli stessi livelli di assistenza su tutto il territorio nazionale.

A definire questo futuro dai contorni allarmanti sono i modelli previsionali sviluppati da Meridiano Sanità – The European House Ambrosetti, presentati oggi a Roma al convegno ‘Sanità e salute in Italia in un contesto di crisi economica: la direzione per la crescita’. All’incontro si sottolinea che il rapporto spesa sanitaria/Pil in Italia evidenzia un gap molto rilevante con gli altri Paesi europei che, nella spesa pubblica pro capite, è ancora più significativo: l’Italia spende per ogni cittadino circa il 30% in meno rispetto alla Germania, il 23% rispetto alla Francia e il 16% rispetto al Regno Unito. Se poi si considerano le stime di crescita del Pil italiano nei prossimi 5 anni – nettamente inferiore agli altri Paesi europei – questo trend porterà presumibilmente il gap della ‘spesa sanitaria disponibile’ per ciascun cittadino italiano, a scendere del 35% rispetto ai tedeschi, del 30% rispetto ai francesi e del 25% rispetto agli inglesi, ovvero una differenza che si aggira tra i 650 e i 1000 euro pro capite, a parità di potere d’acquisto.

Sulla scorta di queste rilevazioni, la salvaguardia del Ssn, secondo gli esperti, può essere garantita agendo su tre diverse direttrici: organizzazione, innovazione e sviluppo, integrazione. In questo contesto, l’industria farmaceutica che opera e investe in Italia può rappresentare senza dubbio una importante leva per la crescita del Paese. L’Italia, attualmente il secondo produttore di farmaci in Europa, rischia, invece, di vedere ridotta sensibilmente la presenza di un settore produttivo ad alta tecnologia di assoluto valore per l’economia italiana: 65.000 dipendenti, il 90% dei quali laureati o diplomati; 165 impianti produttivi che garantiscono 25 miliardi di produzione annua, di cui il 61% destinato all’export; 2,4 miliardi di investimenti annui in produzione e ricerca.

E’ necessario quindi – come emerso dal Forum Meridiano Sanità 2012 – garantire sempre di più, in un quadro normativo stabile, gli investimenti in ricerca e produzione e l’innovazione, che rappresenta il valore fondante dell’industria farmaceutica. Due elementi che contribuiscono rispettivamente alla crescita economica e al miglioramento delle terapie e di conseguenza della qualità della vita dei pazienti, riducendo in molti casi i costi della sanità. Per molte patologie infatti l’accesso a farmaci innovativi e più efficaci può abbattere la necessità di cure ospedaliere.

Ed ecco il ‘Decalogo di intervento’ elaborato da Meridiano Sanità 2012:

1) Rivedere le scelte di allocazione delle risorse pubbliche attraverso una ridefinizione dell’assetto organizzativo del Ssn.

2) Accelerare il processo di deospedalizzazione già avviato.

3) Proseguire nel riordino delle cure primarie secondo le migliori pratiche già implementate in alcune Regioni e le linee guida contenute nel decreto Balduzzi.

4) Favorire lo sviluppo di una rete nazionale di strutture di eccellenza nella ricerca e assistenza ospedaliera.

5) Razionalizzare le dotazioni e diagnostiche e migliorare l’appropriatezza della domanda di prestazioni.

6) Definire e condividere i percorsi diagnostici terapeutici assistenziali ottimali.

7) Riportare a livello centrale la governance della spesa farmaceutica attraverso l’istituzione di un fondo nazionale.

8) Eliminare il passaggio di valutazione dei farmaci – già svolto a livello centrale da Ema e Aifa – da parte delle commissioni regionali e locali/ospedaliere per l’immissione all’interno dei prontuari terapeutici.

9) Garantire la sostenibilità del Servizio sanitario negli anni futuri.

10) Aumentare la diffusione di forme di sanità integrativa.


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