Magazine Diario personale

In nome dell’amore. Ma quale amore?

Da Chiara Lorenzetti

Quando penso all’amore immagino un lago di quiete. Se penso l’innamoramento, quello dei primi giorni, allora lo immagino come un vortice.
Ma se penso all’amore, io lo penso come un disteso lago di serenità. Nessuna ingerenza, nessuna violenza, dolori inflitti, offese, ricatti, rinunce. Ma due persone distinte  e vive che si incontrano e si condividono, restando unici.

Milano, 16 Settembre 2014, Pietro e Alessandra finiscono a terra dopo un volo di parecchi metri. Morti.
Pietro, nel suo testamento diceprovo un odio così forte da essere felice di sacrificare la propria vita per far provare all’altro la vera tristezza” e ” Non mi sono lanciato con lei subito ma anzi le ho fatto provare prima il terrore di perdere tutto, amici, famiglia, futuro.”
Pietro, lasciato da Alessandra tre settimane prima, compie così il suo ultimo atto di odio-amore sacrificando la sua e la di lei vita.

Ma è questo l’amore, mi dico? E’ questa la pazzia in cui siamo finiti, spinti all’eccesso in passioni smodate, senza scopo se non quello del possesso estremo in nome di una pazzia e non di un amore? E’ questo il risultato della castrazione umana, incapace di accettare il fallimento, la rinuncia, il rifiuto, l’abbandono?
Io rifuggo da chi dice “non ho mai amato nessuno come te” “non amerò mai più” “l’anima gemella” e quant’altro. Sono a mio giudizio, deviazioni estreme e pericolose di un sentimento che è pacato e tranquillo.
Deviazioni, che, come nel caso di Pietro, se private, innescano sentimenti senza controllo che portano dolori e sofferenze.
Dolori e sofferenze in nome dell’amore

No, io non ci sto.

Chiara 


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