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In (non) difesa di Jim Morrison

Creato il 27 agosto 2014 da 79deadman @79deadman
In (non) difesa di Jim MorrisonIn risposta all’articolo di Detriti di passaggio Toccare l’intoccabile: Jim Morrison ai tempi dei rave party e una 2cv chiamata Percezione http://detritidipassaggio.blogspot.it/2014/08/toccare-lintoccabile-jim-morrison-ai.html
Ecco un genere di post che è sempre un intrigante filo sottile su cui camminare, destreggiandosi tra l'attacco populistaalla celebrità di turno e la silenziosa accondiscendenza del collaborazionismo con il mainstream.Massiperò, blogger "giovane" ma pur già scafato equilibrista, non disdegna di tentare la fortuna, questa volta con un personaggio per certi versi più ingombrante del "pigro" John Lennon post-Beatles. Lo fa con una brillante sceneggiatura che gioca la carta della commedia, piuttosto che quella dell'analisi, ma è bello così.Qualche considerazione personale sui Doors, in apertura, premettendo che del Jim Morrison “cheguevarizzato" sulle t-shirt per adolescente nulla mi frega. Quella è la solita merceria postuma. Cerchiamo di stare ai fattiI Doors sono stati un grande gruppo. Per un brevissimo periodo. Un anno, forse due. Il tempo del primo LP (un grande album, dai! Qui c'è poco da essere "alternativisti") e Strange Days; il resto è una triste parabola discendente fatta di liti, alcool, incomprensioni; pur con un bel colpo di coda finale (L.A. Woman, Raiders...).I Doors sono stati una band ben amalgamata: un tastierista blues "neoclassico", un chitarrista di psycho flamengo, un batterista solido e un cantante con una buona voce e qualche idea; perchè ci sono stati anche cantanti con 0 idee, attenzione. A Jim qualche intuizione iniziale, anno '66, va ben riconosciuta. Jim però aveva anche un'altra caratteristica vincente: era un giovane americano bianco belloccio. Basta poco, a volte. Arthur Lee, per esempio, era un nero strambo. Chiedere - oggi - alle periferie di Ferguson, Missouri, la differenza.Detto questo, il primo, grande, album del gruppo, subito dopo la sua pubblicazione (e quella dei primi singoli) stava placidamente naufragando. Avrebbe forse fatto la fine di Velvet Underground & Nico se non fosse stato per un singolo estrapolato a viva forza e "rieditato" per il 45 giri: Light My Fire. Lighr My Fire canzone arrangiata da Manzarek e composta da Krieger, parole e musica. Parole e musica (ah, sì, poi c'è la "pira funeraria", la genialata!). Comunque il pezzo divenne n° 1 proprio nel luglio ’67: il singolo forte nell'Estate dell’Amore! BUM!A questo aggiungete qualche (bella) foto di Jim mezzo nudo. BUM BUM! Il gioco si risolse nello spazio di un mese. Basta poco, se quel poco è fatto bene, nel tempo giusto.Poi il resto della storia la conosciamo, probabilmente i pezzi forti di Morrison sono tutti quelli scritti primadi entrare nel gruppo. Soft Parade, Waiting For The Sun... lasciano il tempo che trovano, come per altro tanti altri album coevi di grandi nomi della West Coast (Love, Spirit…)Morrison, nel suo periodo più cupo, quando stava clamorosamente ingrassando (basti vedere la differenza nelle foto tra il '67 e il '70...) e avrebbe avuto bisogno di girare col pannolone per non pisciare ovunque, ebbe almeno la capacità di comprendere di non potere continuare ad essere una figurina per ragazzine cantando canzonette come Touch Me, ma di tramutarsi in un moderno bluesman satradaiolo e ubriacone. Un post-beat. Comunque più credibile così che come teen-idol, no? Credo che a questa “autoanalisi” si debba L.A. Woman.Ebbe anche la trovata di sfuggire dagli Stati Uniti per rifugiarsi tra i vicoli dei suoi (amati?) poeti maledetti. In questa casuale "pianificazione" si dimostrò molto più attento di Hendrix o della Joplin che arrivarono "al passo estremo", come dire, clamorosamente impreparati. Vuoi mettere lasciarci le penne a Parigi?Per quanto riguarda lo spinoso capitolo dell'adorazione “post mortem”, un paio di considerazioni. Il giallo della morte, la fuga, la CIA, l'isoletta segreta: queste sono pratiche che procedono in automatico ogni volta che qualche artista mediamente famoso muore. In automatico; tanto che ce ne abbiamo un paio di casi perfino noi in Italia. Personaggio di culto? Non so... andate a Graceland. Quello è culto. Un paio di fiori di qualche hipster a Père Lachaise è roba da ridere.Oggi cosa resta? Un Morrison sopravalutato? Si, forse in certi ambienti si, ma tutto sommato credo in maniera ragionevole. Tutti i fan sopravvaluteranno sempre all'inverosimile il loro idolo, mentre gli altri non ne spenderanno parole: è chiaro da che parte pende la bilancia. Restano anche un paio di grandi album, belle testimonianze live, e qualche canzone entrata di diritto nell'immaginario Rock. Poi, non so Ian Curtis, ma diversi performer hanno avuto in Morrison chiara ispirazione; faccio un nome su tutti: Jeffrey Lee Pierce. Capitolo lungo, in cui ora non mi addentro.Ah, sì... restano anche le magliette. Ma chi se ne frega di magliette, qui si parla di musica!
P.S.: Sono di questi giorni alcune dichiarazioni di Marianne Faithfull in merito al ruolo avuto dal suo fidanzato nella morte di Jim. Marianne Faithfull che mi risulta avere un album in uscita a settembre e quindi abbiamo già capito il perché di queste clamorose rivelazioni oggi… Ma queste cose NON sono colpa di Morrison.

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