Il mio primo insegnante di basso voleva che suonassi in piedi, anche durante le lezioni.
«Perché stai seduta? Forza, in piedi: mica sei invalida!»
Diceva che è una questione di atteggiamento, non solo mentale.
E non aveva tutti i torti.
Perché quando suoni nella sezione ritmica devi essere coi piedi ben piantati a terra.
Devi trasmettere sicurezza.
Devi far sentire agli altri musicisti che su di te si può fare affidamento, sempre.
Da qualche tempo mi si chiede di suonare seduta.
Questione di ordine, o forse di comodità.
Eppure, suonare seduta mi dà un leggero malessere.
Sembrerà una sciocchezza, ma non mi sento salda sulle gambe.
Ieri sera sono arrivata tardi alle prove; erano finite le sedie.
Ed è stato come tornare a casa.
In una frazione di secondo, ho capito quello che dovevo fare: alzare il leggio, mettere il basso a tracolla, attaccare il jack e inseguire gli altri che già stavano suonando.
Tutti seduti.
Tutti, tranne me.
Non so se sono riuscita a dire, con le note, come mi sentivo.
L’unico commento che mi è arrivato è questo: «Sei bella quando suoni in piedi».