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In Puglia rischiano di crollare testimonianze del Paleolitico

Creato il 11 novembre 2010 da Lalternativa

Gli scavi nel sito paleolitico di Grotta Paglicci, in Puglia, sono fermi da quattro anni e la stessa grotta rischia di crollare.

Lo denuncia il presidente del Centro Studi Paglicci, Enzo Pazienza, che da anni si occupa di valorizzare il giacimento paleolitico più importante d’Europa dopo la presentazione, nei giorni scorsi a Siena, di un film-documentario realizzato dalla Unicity di Roma per conto del Parco Nazionale del Gargano e in collaborazione con l’Ateneo senese, che da un quarantennio si occupa dei lavori nel sito.

“Ora si deve intervenire – ha detto Pazienza – per evitare la sciagura e permettere ai ricercatori di Siena e alla Soprintendenza Archeologica della Puglia di continuare gli scavi nel massimo della sicurezza. Così come si attende ancora – ha continuato – “L’apertura del Museo Archeologico a Rignano Garganico, ultimato da anni ma mai inaugurato per una serie infinita ed incredibile di mancanze della politica e della burocrazia”.

Grotta Paglicci è considerato un sito archeologico di rilevante interesse perché gli archeologici hanno accertato che per migliaia e migliaia di anni, gruppi preneandertaliani prima (fra 250 e 130mila anni fa) e antichi sapiens poi (fra 36 e11mila anni fa) lo hanno occupato lasciando tracce della loro presenza: strumenti di selce e d’osso, resti di pasto, evidenti, focolari, aree di accumulo di ossa, ornamenti.
Una sequenza lunga millenni, che illustra l’evoluzione tecnologica e culturale di queste antiche popolazioni e insieme le trasformazioni dell’ambiente circostante il sito durante le ultime fasi glaciali. La grotta conserva inoltre l’unica testimonianza nota in Italia di pitture parietali paleolitiche, due cavalli e alcune mani risalenti a circa 20mila anni fa.

Ora il soffitto della grotta rischia di crollare, con eventuale grave danno per le persone, e questo è dovuto, secondo Pazienza, “sicuramente ad una serie di concause” tra le quali la natura del terreno, fortemente carsico e quindi particolarmente esposto ad erosione dell’acqua, vecchi interventi di tombaroli, e in minima parte anche l’attività di sbancamento da parte degli archeologi.


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