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In questo mondo di spie

Creato il 24 febbraio 2016 da Albertocapece

menwith_hillLa notizia dovrebbe essere una bomba e invece sembra un ciottolo nello stagno: Wikileaks pubblica una serie di documenti che dimostrano lo spionaggio della Nsa statunitense ai danni del governo italiano, volto in sostanza  a conseguire un controllo politico su di esso, ma tutta la vicenda viene condensata in fretta e furia nel dossier “complotto verso Berlusconi”, peraltro già evidente attraverso mille indizi. Certo la prova provata non fa male, ma restringere il campo a questo singolo evento e a un personaggio come il Cavaliere è sostanzialmente un depistaggio insensato. Intanto perché apprendiamo dai documenti come l’arma dello spread fosse stata affilata proprio per costringere l’Italia a politiche antisociali sulle quali Berlusconi esitava, non certo per ragioni di sostanza, quanto di consenso, fatto questo che ha aperto la porta a governi di Palazzo di cui quello di Renzi non è che il terzo in ordine di tempo.

Ma anche perché sempre da Wikileaks, oltre che  da Snowden, sappiamo che tutti i governi europei e alleati in genere sono massicciamente spiati da Washington i quali sono arrivati persino ad ascoltare il telefonino personale della Merkel e del segretario dell’Onu: dire che già lo si sapeva allo scopo di far affondare la notizia nei ranghi minori, accennare qualche protesta pro forma, e dire grottescamente che tutti lo fanno significa soltanto che la situazione è ormai di fatto accertata e accettata ad ogni livello, nazionale ed europeo dimostrando il livello di subordinazione quasi completo delle elite continentali agli Usa e alla loro geopolitica. Non è certo un caso che in contemporanea con questa rivelazione è  venuto il sì italiano all’uso di droni armati da parte degli americani di Sigonella. Un altro atto di indecente sottomissione del governo e di presa in giro dei suoi governati perché le restrizioni apparentemente imposte all’uso degli aerei teleguidati e armati, non sono in alcun modo verificabili dalle forze italiane. E anche se per caso si venisse a scoprire che quei limiti sono stati aggirati e violati che facciamo? Una nota diplomatica in cui si chiede allo zio Sam di non farlo più, per favore e con tante scuse per il disturbo?

Naturalmente che in via diretta o attraverso la Nato il controllo di Washington sia totale e che ogni segno anche minimo di sovranità sia in qualche modo represso e punito spesso in maniera apparentemente non collegabile , è un fatto quasi scontato. Ciò che invece appare ancora abbastanza sfocato presso le opinioni pubbliche rassegnate e così timorose da rovistare nel pattume pur di fornirsi di qualche alibi, è come questa massiccia opera di spionaggio costituisca anche un enorme danno economico e tecnologico all’Europa: nelle reti dello spionaggio globale finiscono progetti, brevetti, ricerche e innovazioni che vengono poi passate attraverso canali non ufficiali alle multinazionali Made in Usa. Questa scrematura di intelligenza una volta era affidata ad Echelon, una creatura della Nsa, la cui azione di spionaggio militare ed industriale fu dimostrata a tal punto da indurre persino la sottomessa e timida Bruxelles a mettere a punto delle contromisure sul piano puramente difensivo riguardanti il criptaggio, nonostante la base principale di spionaggio elettronico si trovasse in Gran Bretagna ossia in un Paese formalmente nella Ue, ma la decisione venne alla vigilia dell’11 settembre e dopo non se è più fatto nulla. Adesso l’opera è diventata ancor più parossistica ed efficace con lo sviluppo del cloud ovvero con i documenti che privati e aziende memorizzano su server esterni per evitare con costi minimi intoppi di sistema o la possibile perdita dei dati. Tre anni fa  Caspar Bowden, ex capo della privacy di Microsoft, disse chiaro e tondo a Bruxelles che le leggi Usa, dopo gli adeguamenti del Patriot Act e variazioni successive consentono tranquillamente al governo di spiare file e documenti messi sul cloud di cittadini e organizzazioni non statunitensi, aggirando totalmente le convenzioni internazionali. Dentro ci sono tutti i nomi illustri dell’It, Amazon, Apple, Microsoft, Google, tanto per citare i più noti. Stranamente i server di queste aziende Usa che si trovano in territorio straniero sono considerate sottoposte alla legislazione americana e non a quella del Paese ospitante: perciò gli spioni possono fare man bassa e sospetto che il terrorismo sia proprio l’ultimo dei loro pensieri. Solo un comodo pretesto per il controllo globale.


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