Ora siamo di fronte a un passo ulteriore: le intenzioni truffaldine, non vengono nemmeno taciute, ma sono apertamente rivelate, in totale sfregio della volontà popolare: Berlusconi ha detto chiaro e tondo che al nucleare si torna. L’astuzia per quanto repellente si è trasforma in offesa, in tracotanza di regime. Di regime vero e proprio, non di un modo dire.
Il salto del fosso, il dileggio degli italiani e delle istituzioni, è avvenuto nel contesto più inquietante: l’incontro con Sarkozy che non può rinunciare alla vendita di 4 reattori Epr, dopo che il progetto, contestato per le difficoltà costruttive e le insicurezze intrinseche, ha innescato una reazione a catena di giganteschi aumenti di costi ed è praticamente invendibile se non a quei furbissimi fessi di italiani. Quindi sarà nucleare e di quello peggiore, quantomeno rispetto ai costi.
In questo quadro, dopo essersi speso per un accordo tra l’Edf francese e l’Enel italiana, Berlusconi non poteva dire di no a Sarkozy, come non può dire di no ad Obama e come non può dire di no praticamente a nessuno: l’arroganza con il cui il governo va avanti all’interno grazie alle compravendite di deputati, diventa totale inesistenza all’esterno a causa di un premier non solo incapace, non solo risibile e trattato alla stregua di un clown, ma ricattabile a tutti i livelli. Così il pagliaccio unto dal voto degli elettori, non può cambiare parte nemmeno se lo volesse.
Vedremo adesso se i vertici delle opposizioni, Idv a parte, sempre molto critica sull’ eutanasia del referendum, riterranno di fare qualcosa che vada oltre i comunicati di sdegno oppure, contente di essersi liberate della grana della consultazione popolare, causa di divisioni interne, si ritireranno su quell’aventino sostanziale nel quale sono da tempo. Qui infatti non è più solo questione di nucleare o di acqua pubblica, ma ne va della stessa democrazia.
Speriamo che se accorgano, oppure si procurino un po’ di biacca e di nasi rossi: sotto il tendone c’è sempre posto.