Magazine Libri

IN RICORDO DI GIUSEPPE CAVARRA - di Flora Restivo

Creato il 14 febbraio 2012 da Edizionidelcalatino
Caro Peppino, ne sono passati di anni da quella sera in cui ci siamo conosciuti, eppure non l’ho mai dimenticata, un po’ perché, non dimentico mai nulla, un po’ perché, a me, imbranata scribacchina, che stava in un palco a tentare di recitare la poesia con cui aveva vinto un premio letterario in quel di Catania, colpì il tuo viso, con quell'espressione bonariamente “etrusca”. Eri proprio attaccato al palco, un semplice rialzo del pavimento e mi guardavi con attenzione. Letta la mia poesia, scesi il gradino e, mentre ti passavo accanto, mi dicesti:” Tutto Freud, eh?” Ciò che avevo letto e che, in seguito fece parte della mia silloge “Ciatu”, riguardava i rapporti con mio padre. Onestamente, non ci avevo pensato a Freud, ma se appariva questa intonazione, evidentemente, qualcosa c’era. Durante la serata conviviale, familiarizzammo ed io provai, e tu lo sapevi perché non ne feci mai mistero, di aver avvertito, vicino a te, un senso di protezione, come quando, sotto la pioggia, ti ripari sotto un albero rassicurante e ricco di fogliame. I nostri rapporti proseguirono per telefono,si parlava, ci si scambiavano opinioni e pareri, io sapevo di avere davanti un maestro, da cui poter solo imparare, anche se tante erano le nostre diversità, il nostro modo di intendere il linguaggio del dialetto. Ho tutti i libri che mi hai generosamente donato e che ho letto con attenzione e rispetto, con emozione e ammirazione per quel tuo modo di esprimerti, i mondi che evocava quella tua dialettalità forte, vicina alla parlata della tua Messina, città tanto amata e, spesso , violentata dal malaffare. Mi hai omaggiato della prefazione alla mia prima silloge e te ne ringrazio. Ci siamo incontrati anche nella mia città, assieme alla cara Melina, passando giorni deliziosi e a Messina, dove mi hai condotto in posti bellissimi, e fatto visitare Maria Costa, che avevo conosciuto nel corso di un importante premio letterario. Poi, non so perché, forse perché così ti spingeva a fare il tuo temperamento, ti sei allontanato, ci siamo sentiti sempre meno, ma il mio affetto ti ha sempre seguito. L’ultimo nostro incontro è avvenuto a Lentini, entrambi premiati. E' stato un gran bel momento, perché ritrovare una persona verso cui si nutrono bei sentimenti, è davvero esaltante. Ti ho, poi sentito preso da interessi verso gente che fa del lecchinaggio e dello sciacallume, un principio di vita e sono rimasta nella mia ruvida tana. Non mi sono mai mancati i tuoi libri, mi sei mancato tu.  Appresi dei tuoi problemi di salute, con molto dolore, ma non credevo mai che te ne saresti andato, tanto più che i soliti “rumors” che, nel mondo dei poeti sono troppi e spesso sbagliati, mi avevano ventilato di una tua visita nella mia città e contavo di incontrarti. Invece, sei partito verso quel mondo incantato, in cui i poeti veri si incontrano, litigano, e poi fanno la pace in nome del comune amore verso quella Musa esigente e dispettosa a cui dedicano le loro attenzioni per l’intera vita, ricevendone, se va bene, una carezza leggera. Ed è con una carezza, non leggera, ma forte e sentita, che ora, ti saluto e ti auguro di essere ormai in un mondo migliore, privo di invidie e meschinità, dove ci si ama e i coltelli servono per dividere i cannoli di ricotta, troppo grandi come quelli che abbiamo mangiato in casa mia, non per infilarli nella schiena di chi è più bravo di noi a parlare all’anima. Lo so, il mio non è un ricordo canonico, con elenchi di ciò che hai fatto, scritto, detto, è il ricordo di una persona che ho amato e l’uomo viene assai prima dell’artista. Spero che gradirai, conoscendo bene la mia atipicità. Mancherai alla poesia, alla cultura, a chi ti ha veramente sentito nel cuore. Buon ritorno alla casa del Grande Padre, Peppino.                                                                                          Flora.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :