In ricordo di Nelson Mandela

Creato il 06 dicembre 2013 da Ilnazionale @ilNazionale

6 DICEMBRE – Nelson Mandela, “Madiba”, ci ha lasciati ieri sera, all’età di 95 anni. Ci sentiamo tutti un po’ più orfani dopo la sua scomparsa e ora che della sua lunga esistenza non restano che ricordi, tutti parliamo della sua vita come dell’epopea di un eroe. In effetti, Nelson Mandela è nato nel nulla, ha trascorso un’infanzia poverissima badando alle mucche del padre, ma dal nulla si è fatto uomo, è diventato avvocato, ha lottato con coraggio contro l’apartheid anche a prezzo della sua stessa libertà.

Nel messaggio divulgato ieri sera dall’attuale presidente del Sudafrica, Jacob Zuma, per annunciarne la morte; si legge commozione e gratitudine verso un politico che ha fatto la storia del Paese e dei diritti civili nel mondo, ma anche il senso di amicizia che Mandela sapeva ispirare con la sua immagine di uomo semplice, votato alla pace e al perdono. 27 anni di prigionia a Robben Island. Tanto gli è costata la sua lotta contro le disuguaglianze e il razzismo, la protesta contro la ghettizzazione della  popolazione nera in quei quartieri coloured che celavano emarginazione, annientamento e, spesso, anche sentimenti di vendetta. Eppure; da quegli interminabili anni di detenzione Mandela non ha mai tratto l’insegnamento che l’unica soluzione, una volta uscito di prigione, fosse la vendetta. È stato fino all’ultimo un uomo di pace, come ha dimostrato intavolando da subito un dialogo con Frederick Willem de Klerk, l’ultimo presidente sudafricano durante il periodo dell’apartheid. Con lui ha condiviso la soddisfazione di vedersi attribuito il Premio Nobel per la Pace, ma  De Klerk non nega che l’onore maggiore debba essere riconosciuto al Madiba nazionale. “Era una persona molto umana” ha commentato alla notizia della scomparsa del grande attivista.

Dall’altra parte del mondo, invece, Barack Obama ha preferito ricordare lo statista sudafricano con le sue stesse parole: “Ho combattuto contro il dominio dei bianchi e ho combattuto contro il dominio dei neri. Ho amato l’ideale di una società democratica e libera, in cui tutti possano vivere in armonia e con pari opportunità. È un ideale per il quale spero di vivere e che spero di raggiungere. E se è necessario è un ideale per cui sono pronto a morire”. Obama non ha aggiunto molte riflessioni a corollario dei fiumi d’inchiostro versati per descrivere le qualità umane di Mandela. Significativamente; ha però aggiunto che “Mandela ha vissuto per questo ideale e lo ha reso reale”.

La vita di Nelson Mandela ha visto davvero ogni possibile sfaccettatura di alterne fortune e vicende. Nel 2005 perse il figlio Makgatho a causa dell’AIDS, una malattia contro la quale aveva intrapreso una forte campagna di sensibilizzazione fin dal 1999, dopo aver terminato il mandato da Presidente del Sudafrica. Nel 2000, durante la Giornata mondiale contro l’AIDS, a questo riguardo lanciò anche un appello. “Il nostro Paese  –affermò-  si trova ad affrontare un disastro di proporzioni incommensurabili causato dall’Hiv (…) Siamo di fronte a un nemico silenzioso e invisibile che sta minacciando il tessuto stesso della nostra società. Siate fedeli ad un solo partner e utilizzate il preservativo. Date al vostro bambino amore, risate e pace, non l’Aids”. Fu così che, con l’inizio del nuovo millennio, Madiba pose sotto i riflettori il grave dramma della diffusione dell’Hiv in tutto il continente e, soprattutto, intraprese una nuova lotta contro quei politici che negavano le reali proporzioni dell’epidemia, o si ostinavano a sottovalutare l’argomento. Fu con Mandela che, nel 1997, venne emanato il Medicines and Related Substances Control Amendment Act, il cui obiettivo era quello di rendere disponibili i farmaci salvavita più importanti per i malati, superando gli ostacoli posti dai brevetti delle multinazionali farmaceutiche e diffondendo la cultura dell’uso di farmaci equivalenti.

L’ultimo addio a Mandela sarà celebrato nel suo villaggio natale il prossimo 15 dicembre. Di lui resta l’impegno e l’esempio per un mondo più equo e più sano, privo di inutili discriminazioni e aperto alle necessità degli ultimi, dei più emarginati. Un pensiero che è stato ben riassunto, all’indomani della sua scomparsa, da un’altra famosa attivista, Aung San Suu Kyi: “Noi possiamo cambiare il mondo cambiando i nostri atteggiamenti, le nostre percezioni. Per questa ragione, vorrei rendere omaggio a lui come ad un grande essere umano che ha elevato gli standard di umanità”.

Silvia Dal Maso

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