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In ricordo di Pier Paolo Pasolini: uomo e intellettuale avvolto dal mistero e dalla gioia di vivere

Creato il 02 novembre 2015 da Alessiamocci

40 anni sembrano un’eternità. Anzi, lo sono: in nemmeno mezzo secolo è cambiata l’Italia, il mondo, noi stessi. Sono caduti muri, ne sono stati eretti altri, sono esplose e si sono consumate guerre. Ma in tutto questo è mancato un nome, che ancora prima aveva predetto molto di oggi: Pier Paolo Pasolini.

Nato a Bologna nel 1922 da padre ufficiale dell’esercito e madre insegnante, la sua crescita è sparsa un po’ per il Nord Italia, soprattutto in quella fascia estrema a est che va dalla materna Casarsa (oggi in provincia di Pordenone) all’Istria, oggi Slovenia. Ma sarà proprio in Friuli che quest’uomo svilupperà maggiormente il suo senso critico e l’incredibile poeticità che lo caratterizzerà per sempre.

In questi giorni l’attenzione è puntata tutta sulla sua tragica fine, avvenuta all’idroscalo di Ostia la notte tra il primo e il 2 novembre del 1975: la motivazione ufficiale è che a ucciderlo fu Pino Pelosi, ragazzo “rimorchiato” dallo stesso intellettuale e che lo trucidò barbaricamente una volta appartatisi. Una storia che non ha mai convinto alcuni, tra cui Oriana Fallaci, che videro in tutto ciò una macchinazione ordita da qualche personaggio grosso.

Ancora oggi, le voci di coinvolgimenti dei servizi segreti deviati, Banda della Magliana, gruppi neofascisti o addirittura tutti e tre insieme sono al centro delle discussioni per un caso che non è mai stato chiuso realmente. Nonostante il cugino di Pasolini, a sua volta scrittore e docente universitario, Nico Naldini, abbia sostenuto nella biografia del parente e amico l’infondatezza di queste congetture: per lui fo solo un delitto compiuto da uno di quei “ragazzi di vita” che il poeta corsaro raccontò nelle proprie opere.

Qual è quindi la verità, dietro a questi 40 anni di silenzio costretto da parte di uno degli intellettuali italiani più brillanti del XX secolo? Forse è inutile sperare che arrivi, ormai: questo è il Paese dell’eterno mistero, sia nella bellezza che nell’orrore, e si può solo ricordare questo personaggio riscoprendo i suoi lavori, ancora oggi miniere inesauribili di fascino e sensazioni constrastanti. Nonché viaggi all’interno dell’essere umano.

Raccontarne la poetica, in un articolo che ha la pretesa di sembrare un coccodrillo abbondatemente postumo e scritto da un dilettante com’è il sottoscritto, è impresa suicida: servirebbe una collana di volumi della dimensione di una Treccani ciasciuno per un’impresa simile, cosa che Walter Siti ha fatto curando molteplici opere del casarsese. Ma tanto altro è da scoprire, soprattutto nel suo lato più intimo e “primordiale”, che diede alla luce componimenti unici negli anni friulani.

Certo, intraprendere una lettura di sue poesie in friulano, che lui stesso definiva lingua (a tal riguardo, in Friuli il dibattito è dei più serrati da decenni), non è facile: già per un natio del luogo non è semplice, figurarsi per un “novizio”. Ma ci sono suoi racconti, come “Romans”, ambientati proprio in quelle zone e importanti per comprenderne l’immenso patrimonio umano e letterario che ci ha lasciato.

La fama che Pasolini ha oggi, celebrato anche da chi una volta lo trovava ripugnante per il suo uso di scene al limite del provocatorio ma estremamente realistiche (si pensi a “Ragazzi di vita”, “Una vita violenta”, “Decameron”), è data sia dalla sua fine avvolta nel mistero, sia dal fatto che già 40 anni fa lui raccontasse la società di oggi. E non era un bel ritratto.

Chiunque ami la letteratura, il cinema, la gioia di amare e vivere appieno deve fare conoscenza di questo straordinario intellettuale: scoprirà una persona completamente diversa dai canoni classici di scrittore, regista, poeta a cui siamo abituati. Come in una partita di calcio, sarà attratto dai suoi tocchi di fino sull’anima dei suoi personaggi e si perderà negli occhi di quest’uomo, narratore che ha sconfitto la morte dell’anima.

Written by Timothy Dissegna


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