Lo sviluppo del mezzo televisivo è rapido. Agli inizi del 1954, gli abbonati sono circa 90.000, ma appena quattro anni dopo - all’’inizio del miracolo economico – sono oltre un milione, per arrivare a quasi otto, a metà degli anni ‘60. Proprio in questo decennio la tv completa il processo di unificazione nazionale perché “è una delle forme più importanti di italianizzazione - sostiene lo storico Emilio Gentile - non solo insegna un linguaggio comune, ma contribuisce a diffondere anche uno stile di vita comune”. Con la TV, il paese si apre definitivamente alla modernità e alla società dei consumi. I conduttori televisivi diventano personaggi popolarissimi e acclamati dal pubblico.
Gli anni ‘70 sono un momento cruciale. Terminano i monopoli e iniziano ad affacciarsi sulla scena le prime reti televisive private e le prime radio libere. Proprio le radio, costituiscono un punto di rottura importante, “l’innovazione che propongono - spiega Giovanni De Luna - non è solo sul piano della contro informazione, ma anche nel modo stesso di raccontare la realtà, attraverso la sperimentazione di nuovi linguaggi”.
Negli anni ‘80 infine il matrimonio fra politica e tv è oramai completo. La politica diventa catodica, il carisma richiede telegenia e l'audience gareggia con le urne elettorali. È una trasformazione epocale, che prevede un allargamento del concetto di spettacolo. “C’è una totale mescolanza tra i politici e i loro sosia da palco - spiega lo storico Crainz - una cosa incredibile se si pensa che pochi anni prima, un famoso imitatore aveva avuto molti problemi proprio a causa della parodia che faceva di alcuni politici”.
"Italia in 4D" presenta quarant’anni di comunicazione, tra radio e televisione, sfide tecnologiche e parodie politiche, battaglie di libertà e monopolio dell’informazione.






