Quattro anni fa ho cominciato a raccontarvi a puntate le vicissitudini giudiziarie del blogger e storico siciliano Carlo Ruta, condannato per il reato di stampa clandestina e diffamazione a mezzo stampa. Il blogAccadde in Sicilia fu oscurato in seguito ad una denuncia dell’allora procuratore della Repubblica di Ragusa, Agostino Fera, che si riteneva danneggiato dai post di Ruta. Una storia d’altri tempi – chiosavo – da Porto delle nebbie. Negli ultimi trent’anni, infatti, mai nessuno è stato condannato per il reato di Stampa Clandestina, residuato semi bellico, legge del 1948 che rimanda a censure e bavagli da regime. Ebbene, Carlo Ruta ha vinto la sua battaglia. “La Corte di Cassazione annulla senza rinvio perché il fatto non sussiste”, ci fa sapere l’avvocato Fulvio Sarzana di S. Ippolito.
“Il Supremo Collegio – scrive Fulvio Sarzana di S. Ippolito – emette cosi una sentenza molto attesa e cosi pone fine a cinque anni di dispute dottrinarie e infuocati dibattiti sulla natura dei blog giornalistici e sulla loro clandestinità in caso di non registrazione presso l’apposito registro delle testate editoriali del Tribunale…” .
Dunque i blog (anche giornalistici) non rientrano nei prodotti editoriali della legge sull’editoria, non devono essere registrati e non sono stampa clandestina”.
Una buona, ottima notizia, dunque, per i blogger e per la libertà di informazione nel nostro paese. Attenzione, avverte però un altro giurista/blogger, Guido Scorza: “guai a dimenticarsi che le precedenti Sentenze con le quali lo storico siciliano era stato condannato per stampa clandestina, affondano le proprie motivazioni in un quadro normativo – quello in materia di stampa ed editoria anche elettronica – pensato male e scritto peggio, che costituisce un indistricabile guazzabuglio di leggi e leggine che sembra disegnato ad arte per garantire ai soliti compagni di merende contributi e privilegi e per disincentivare e scoraggiare – al tempo stesso – chiunque altro dal fare informazione libera, specie fuori dal coro…
Queste leggi vanno cambiate e vanno cambiate subito, se lo Stato ritiene, come dovrebbe, che la libertà di informazione – anche on line – costituisca volano indispensabile per il futuro del Paese”.
Insomma – dice Guido Scorza – è stata vinta un’importante contesa giudiziaria, ma la libera informazione è sempre sotto scacco a causa del marasma normativo.
La prima puntata di “In Sicilia non accadde più” è qui;
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