Tom Hall: "I knew Sicily was a pretty spectacular place when I visited earlier this year but didn't appreciate just how much there was to see, how great the food was and what a welcoming people lived there," says Tom Hall, editor of Lonelyplanet.com. "In a week I barely scratched the surface and can't wait to go back."
“Un viaggio in Sicilia ha il sapore di una scoperta fantastica per la sua terra, l’accoglienza delle persone e il suo cibo”, ha detto Tom Hall, editor di Lonely Planet.com, tra gli esperti di turismo internazionale interpellati da Msn Travel per la top list delle migliori destinazioni 2012. Così l'isola si è piazzata nella classifica con Matera, uniche mete italiane. Accoglienza, buon cibo (apprezzati anche da Tom Hall) e uno stile architettonico che non ha paragoni: quello di Noto, Modica e Ragusa, vertici di un virtuale triangolo del Barocco, inserite nella World Heritage List dell’Unesco.
Dopo il terribile sisma del 1693, che distrusse gran parte della Sicilia sud-orientale, fu Noto a subire le maggiori trasformazioni: le rovine della città antica furono sostituite da chiese, monasteri e palazzi ai lati di una lunga arteria, il Corso, scandito da tre scenografiche piazze. Sulla prima, piazza dell’Immacolata, si affacciano la Chiesa di San Francesco e la parte terminale del lunghissimo Monastero del Santissimo Salvatore, dove l’inventiva dei mastri decoratori di Noto ha creato una fuga di finestroni incorniciati da motivi barocchi. Appena oltre la Chiesa di Santa Chiara, ecco piazza del Municipio, dove si alternano edifici profani, Palazzo Ducezio e Palazzo Landolina, e sacri (la Chiesa Madre e Palazzo Vescovile). La terza è piazza XVI Maggio, con la Villetta Ercole, un piccolo giardino che prende il nome da una statua dell’eroe, e la Chiesa di San Domenico, dall’insolita facciata convessa.
Il gusto baroccheggiante secentesco si ritrova anche nella secolare tradizione dolciaria. Cuori di marzapane (simbolo della città) cassate e palummeddi si comprano allaDolceria Costanzo. Per la tradizione araba dei sorbetti, invece, si va al Caffè Sicilia: Corrado Assenza, oltre a preparare granite eccezionali (come quella alle more di gelso) e gelati, stupisce i suoi avventori con mix orientaleggianti di dolce e salato, come le torte dolci di zucchine e peperoni o i ravioli di zucca e mandorle. Alla Trattoria del Crocifisso si assaggiano preparazioni doc realizzate con le buone materie prime delle campagne circostanti.
Il centro storico di Modica, invece, offre lo spettacolo di un’esuberante scenografia barocca distribuita lungo i fianchi di una gola. Monumento-culto è la Chiesa di San Giorgio, dalla solenne facciata scandita da cinque portoni, con una foresta di colonne che si innalzano verso il culmine della torre campanaria. Anche l’interno è barocco: stucchi bianchi e dorati che riempiono transetti e navate, un altare d’argento intarsiato che racconta le storie di san Giorgio.
A Modica i golosi vanno all’Antica Dolceria Bonajuto, dove la specialità è la cioccolata prodotta come secoli fa dagli Aztechi: i semi di cacao vengono, infatti, pestati a freddo insieme a cannella, vaniglia e zucchero, fino a ottenere una pasta omogenea, dove però sono ancora perfettamente individuabili i cristalli di zucchero. Oltre alla cioccolata, i plus di Bonajuto sono la cedrata, a base di miele e di bucce di cedro, e la cobaita, un croccante di semi di sesamo.
Ritornando su corso Umberto si incontra la Chiesa di San Pietro, che rivaleggia per teatralità con quella di San Giorgio. Immancabile, la scenografica scalinata con le statue degli Apostoli, che conduce fino alla facciata, stranamente sobria, ma impreziosita da statue di Cristo, della Madonna e di santi. È l’interno a essere spettacolare: colonne con capitelli corinzi, pavimento con intarsi di marmo bianco, marmi policromi e pece nera, affreschi con scene del Vecchio e del Nuovo Testamento. Subito dopo la Chiesa di San Pietro, poi, si possono ammirare i più bei mensoloni di Modica: le sirene musicanti, i delfini e i mascheroni di Palazzo Tedeschi sono la manifestazione più evidente della fantasia degli scalpellini modicani.
All’interno dell’antico Palazzo Failla (trasformato in un albergo di charme che conserva l’atmosfera di una residenza da Gattopardo) si trova La Gazza Ladra, dove lo chef stellatoAccursio Craparo delizia i suoi ospiti con una cucina che rispetta la tradizione, ma, insieme, la reinterpreta radicalmente. Altro indirizzo gourmand è la Fattoria delle Torri, regno di Peppe Barone, che riscopre il meglio della cucina del territorio e lo ripropone con fantasia ed estro. Panoramica, con buoni piatti di pesce è la Torre d’Oriente (via Posteria 29, tel. 0932.94.81.60). L’esempio più elegante dell’architettura civile del Barocco modicano è, senza dubbio, Palazzo Napolino – Tommasi Rosso. Soste di charme, infine, alla Torre Don Virgilio, una masseria fortificata del Seicento diventata un elegante resort circondato da ulivi secolari, oppure al Borgo Don Chisciotte, dove camere e arredi propongono una riedizione riveduta e corretta del Barocco style.
Ragusa dista circa 15 chilometri. Una volta arrivati in vista del centro abitato, ecco la prima sorpresa: non è una sola città, ma due. La parte vecchia, Ibla, dai vicoli stretti e dalle caratteristiche scalinate scoscese, ha come confini ideali le maioliche del campanile di Santa Maria dell’Idria e il polmone verde del Giardino Ibleo a strapiombo sulla vallata sottostante. Il fascino tutto particolare di Ibla va ricercato nei suoi piccoli dettagli: le case appoggiate le une alle altre, i tetti spioventi dalle tegole colorate che si lasciano sfuggire ogni tanto un campanile, un pinnacolo, la grandiosa mole della cupola di San Giorgio, l’eleganza di chiese e palazzi barocchi e rococò, le orribili smorfie dei mostri di pietra che sorvegliano prospetti e portoni d’ingresso.
Il gioiello verde del Giardino Ible racchiude, tra viali di palme e cedri, la Chiesa di San Giacomo, rimasta miracolosamente intatta dopo il terremoto del 1693. Superando un dislivello di quasi 250 gradini si raggiunge Santa Maria delle Scale, nella parte alta di Ragusa, quella ricostruita a scacchiera dopo il terremoto del 1693, con le lunghe vie che si aprono all’improvviso su potenti scenari tardobarocchi. In piazza San Giovanni c’è il Duomo con la facciata riccamente decorata da intagli e sculture, colonne oversize, lesene bugnate e ben due orologi solari. Uno misura il tempo in ore italiche (dal tramonto al tramonto), l’altro in ore francesi (da mezzanotte a mezzanotte). Inaspettato il coup de théâtre offerto dal sagrato, sopraelevato rispetto alla piazza sottostante e cinto da una balaustra in pietra pece. Anche all’interno le sorprese non mancano: capitelli scolpiti e dorati, angeli in stucco, dorature di gusto rococò nelle volte, grandi nicchie circondate da statue.
Meta culto del turista gourmet, invece, è la Pasticceria Di Pasquale, dove si assaggia, tra le altre specialità, la torta Savoia, una delizia di cioccolato, nocciole e miele. A Ibla, sosta doverosa allaLocanda Don Serafino, un piccolo albergo di charme in un palazzotto del Settecento. Il ristorante (stesso nome e stesso charme dell’hotel), ricavato dalle scuderie di un palazzo nobiliare, è il regno diVincenzo Candiano, cuoco giovanissimo e talentuoso. A Ibla c’è anche Ciccio Sultano, chef bistellato, che nel suo ristorante Duomo stupisce con aromi, profumi, suggestioni insospettabili. Sulla strada che porta verso il Castello di Donnafugata, il Relais Parco Cavalonga recuperato da una masseria secentesca, è perfetto per una vacanza relax. Tra una lezione di yoga e una tisana preparata con erbe ed essenze naturali del parco.
Enrico Saravalle per il corriere.it