Che ve lo dico a fare, noi siamo gente da spiaggia nudista.
No, non fate quelle facce, vi capisco, io ero come voi prima.
Prima di conoscere Raul e tutto il mondo della farandula.
Prima di conoscere la vera società spagnola, quella che non va alle corridas de toros.
Da quando sono qua la mia vita è costellata di prime volte che non hanno fatto che ampliare i miei orizzonti mentali e mi è costato eh, ero la tipica persona appena uscita da un collegio femminile milanese privato santo cattolico apostolico, dove ha studiato pure la Letizia Moratti, ero la tipica personcina che fuggiva da ogni accenno di anticonformismo.
Io ero voi. Anzi peggio.
Questo post non parlerà solo della bellezza di stare in pelotas su una spiaggia deserta anche il 15 di agosto, mentre tutti i valenciani sono appallottolati in 15 mq di spiaggia convenzionale a 2 km da noi.
Parla di una evoluzione mentale importante, direi fondamentale per raggiungere quella libertà a cui aspiriamo.
Ho fortemente ridimensionato il concetto di pudore e intimità: mi urta molto di più l'idea che sia normale associare ad un succo di frutta un culo femminile per vendere. Mi urta l'idea di bellezza plastificata e standardizzata e i sacrifici umani che molte donne sono disposte a fare pur di raggiungere l'obiettivo.
Il nudismo purtroppo è stato sempre associato a perversione, come se in queste spiagge prendessero luogo orgie scatenate di pervertiti. Invece chi lo pratica è di gran lunga più educato, assolutamente non esibizionista e tranquillo.
Ma vi posso assicurare che -avendo provato entrambe le sensazioni- è molto più gradevole essere circondati da persone nude, educate e civili, che da corpazzi gonfiati e messi in mostra solo per rimorchiare.
Mi sono sentita a disagio molto più spesso sulla spiaggia convezionale, dove tra i pochissimi centimetri a disposizione per poter stendere il telo, chi prova a rimorchiare, chi non smette di parlare al cellulare, sgridare bambini....era difficile rilassarsi.
Noi andiamo alla spiaggia nudista, ma non tutti sono nudisti. Essendo una spiaggia non separata da cartelli rispetto a quella convezionale, che si estende sul lungomare del Parque del Saler, a sud di Valencia, è molto probabile incontrare persone che pur non volendosi togliere il bikini o i boxer preferiscono di gran lunga la nostra compagnia che quella degli individui della spiaggia normale. Li vedi arrivare passeggiando con la borsa sulla spalla e invece di correre via tirando dritto si accomodano. C'è posto per tutti, questo è un altro gran vantaggio.
Figuratevi che la prima volta che Raul mi ha portata là non sapevo nemmeno che fosse la famosa "spiaggia nudista" di cui sentivo parlare da voci sghinazzanti. Se non ti concentri un attimo e ti fissi su alcuni particolari nemmeno te ne accorgi.
Chi viene alla nudista lo fa perché vuole veramente godersi la spiaggia, il silenzio, la tranquillità.
Esiste anche il servizio di vigilanza balneare -un'amica mia domani credo che sarà di turno come bagnina- e pure lei dice che preferisce tenere sott'occhio noi che i maleducati che la distraggono per invitarla a uscire dopo il turno.
E' anche vero che rispetto all'Italia qua in Spagna la vita per i naturisti è più facile: la spiaggia è una vera spiaggia, non una bidonville, quindi con tutti i servizi a disposizione, dalle docce, ai bidoni della spazzatura. Il parque del Saler ha una serie di dune e pineta che separano la spiaggia dalla strada principale, ma la zona di parcheggio è vicina e quindi comoda per chi viene con i bambini. In meno di niente camminando arrivi alle altre due spiagge convenzionali, questo per dire che è integrata nel sistema valenciano, quindi viene pulita, passa la Policia con il quad per vedere che sia tutto in ordine.
Esiste. C'è. Per essere goduta.
Entrando nel profondo, come dicevo mi sento più a mio agio perché non mi sento osservata. Quando avevo 15 anni avevo la paranoia delle tette. Del sedere. Dei fianchi. Pure dei capelli.
I confronti con le amiche non finivano mai. Andare in spiaggia voleva dire mettersi in mostra.
E sto complesso l'ho avuto fino a ieri.
Le persone alla nudista sono di tutte le forme e dimensioni: sicure di sé, amichevoli se la palla di Marc vola sul loro telo, discreti, sonnacchiosi. Anche se hanno il culo piatto, le tette all'ombelico, hanno 70 anni. Non sono invadenti, pesanti, machisti né esibizionisti.
Il mio ego ne esce soddisfatto proprio perché non mi sento osservata, mi sento tranquilla e protetta in un ambiente chissà eccentrico, ma trasparente, tranquillo come il mare che abbiamo di fronte.
Che poi, i curiosi ci sono sempre eh, ma quando vedono che ... non c'è niente da vedere, che due tette sono solo due tette e un pisello è solo un pisello, si alzano e vanno via.
Credo che una passeggiata alla spiaggia nudista per qualche decina di invasati, moralisti perfezionisti che sono i primi a denigrare e far sentire male il corpo delle donne (e degli uomini) farebbe solo del bene.
Il corpo, il nostro meraviglioso corpo è già fin troppo sotto-pressione per colpa della società per avere dei rompiballe pure in spiaggia.
Voglio che il mio bambino abbia rispetto per tutti i corpi, nella loro condizione più normale, la nudità. Che non cresca con l'ansia di essere il più bello (secondo cosa poi?), che non impari a giudicare le persone per il loro aspetto fisico.
Se non avete ancora provato la meravigliosa sensazione di essere puramente voi, con tutti i vostri pregi e difetti fisici senza il giudizio esterno, provateci, è una buonissima iniezione di felicità e autostima!
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