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In tempo per la torta

Creato il 10 marzo 2012 da Domenico11
In tempo per la torta
Dilemma più angosciante non esiste: guardare la partita dell’Inter o giocare a calcetto? Ci sarebbero da spegnere 104 candeline, tutti insieme, noi malati di Inter. Ma il venerdì, per me, è come la domenica per un cattolico praticante. Ho un impegno che non posso saltare. Di questi tempi, poi, mi risulta meno pesante non assistere a un incontro dei nerazzurri. Penso che ci salveremo, il mio apporto non è fondamentale. “Amala”, però capiscimi.
Antefatto. In mattinata, cominciano a sentirsi i primi rulli di tamburo, seguiti da minacce neanche tanto velate. Qualcosa di simile a ciò che accade a certi pugili al momento delle operazioni di peso. Un sms che è un guanto di sfida: “Ecco il quintetto che vi romperà il culo. Tra i pali Fedele saracinesca; linea difensiva composta da Cancelliere; mediano di spinta e leader della squadra Caruso The Wall; Colella flash trequartista a dare l’imbeccata per Wayne Lupoi. Siete cotti”. Non mi posso tirare indietro. Ultimamente le stiamo prendendo, ma è soltanto una questione di condizione fisica. Sinceramente, fino a quando ci sostengono gambe e fiato non c’è partita. Poi subiamo il solito tracollo, cediamo di schianto e perdiamo.
Nella sala tv del centro sportivo, il televisore è sintonizzato su Chievo-Inter. Faccio in tempo a vedere le formazioni. Noi schieriamo il 4-3-1-2, Sneijder rientra dal primo minuto (dietro Milito e Forlan), come Stankovic e Poli, mentre Cambiasso rifiata in panchina. Ho sensazioni buone, ma mentre mi cambio nello spogliatoio, fa irruzione un gufo juventino con un sorriso che tocca entrambe le orecchie. Penso già al peggio (Pellissier, il primo che mi viene in mente). No, non perdiamo, però Milito si è fatto respingere un penalty. Oddio, ci tradisce anche il Principe! La mia partita a fianco dell’Inter finisce qui e inizia quella vera. Siamo nel campo più piccolo rispetto a quello in cui giochiamo di solito e gli spazi ristretti sembrano avvantaggiarci. Un paio di minuti e segno. Subito dopo, sono i miei compagni a trafiggere Ceo. Tre a zero e una superiorità schiacciante, ma accade l’imponderabile: un problema muscolare (maledetto freddo) mi mette fuori causa e da lì in avanti farò da scenografia. Riesco a realizzare il “gol dello zoppo”, ma piano piano ci rimontano, fino al sorpasso a dieci minuti dalla fine. Non li prendiamo più e concludiamo il match con tre gol di scarto sul groppone.
Uscendo dal campo mi fiondo davanti al televisore. Il cronometro segna il 78’, siamo ancora sullo 0-0, ma mi dicono (fonti ostili) che l’Inter sta facendo la partita, ha colpito una traversa con Sneijder nel primo tempo e sta giocando discretamente. Ho un presentimento di gol su una punizione di Sneijder, ma Sorrentino respinge e Cambiasso ribatte alto. Subito dopo però Samuel sale in cielo e sblocca il risultato insaccando in rete il corner dell’olandese. Quindi Milito chiude l’incontro, ancora di testa, su cross dell’inesauribile capitano. Passa il tempo, cambiano i giocatori, ma la più affidabile rimane sempre l’Inter a trazione argentina. Torniamo alla vittoria e festeggiamo il nostro compleanno. Domani (martedì) è un altro giorno.

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