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In the flesh (2013)

Creato il 12 aprile 2013 da Sonjli
In the flesh (2013) Quattro anni dopo "Il Ritorno", il governo comincia a riabilitare i Non-morti nella società tra i quali c'è l'adolescente Kieren Walker, che ritorna a casa nel suo piccolo villaggio di Lancashire per affrontare un'accoglienza ostile ma soprattutto, i suoi demoni (Liberamente tradotto da IMDB)
Horror\drama serie inglese in tre puntate, trasmessa dalla BBC. Già solo il fatto che gli zombie vengano trasmessi sulla rete che potrebbe essere paragonabile alla nostra RAI, dovrebbe far sorgere più di qualche peniero violento. Eppure gli inglesi l'avevano già fatto. Ma lasciamo perdere e concentriamoci su quello che possiamo definire il miglior serial horror\drammatico di quest'anno che se la gioca a pieno titolo con l'altro spettacolo che è stato "Les revenants". Uso il superlativo sempre con cautela ma questa volta mi sento quasi costretto, perché non capita spesso di commuovermi come un bambino tra mostri e sparatorie. E non sto scherzando. Senza anticiparvi nulla, il finale di "In the flesh" mi ha distrutto. Ma andiamo con ordine.
La storia è parecchio originale. Si parte dal presupposto che la "zombite", che viene qui denominata PDS (Partial Deceased Syndrome), sia stata debellata da qualche anno e i walking dead recuperabili si trovano nella fase di reintegro nella società. Il nome della malattia è un chiaro riferimento all'AIDS e la denuncia sociale legata alla emarginazione dei malati è fortissima.
Il protagonista della vicenda, Kieren (Luke Newberry), è un ritornante che si è suicidato quando ha saputo della morte del suo miglior amico Rick (David Wlamsley) partito per l'Afghanistan. La forte amicizia tra i due ragazzi è piuttosto ambigua ma non viene mai dichiarata la possibile omosessualità. In mezzo a tutto questo, come se non bastasse, ci si mette pure la HVF (Human Volunteer Force), cioè il fronte per la difesa degli umani contro gli zombie. Questa associazione pseudo-militare è ormai composta solo da veterani frustrati che si vedono togliere tutti gli onori della loro gloriosa battaglia da un governo che sta riabilitando degli assassini, secondo il loro punto di vista. Anche questa ambiguità psicologica per cui gli zombi reintegrati si trovano ad affrontare i gravi crimini che hanno commesso durante il risveglio, è molto accentuata e ben interpretata nello splendido confronto tra Kieren e la bella, ma mezza morta, Amy (Emily Bevan).

In the flesh (2013)

Tutto sto casino
per un pò di cervello?

La famiglia viene anch'essa analizzata sia come gruppo che accetta il ritornante come dono (la famiglia di Kieren) che come individui che non riescono a vedere la realtà dei fatti (la famiglia di Rick). Guardacaso, il padre di Rick è il fondatore della HFV. Per chiudere il quadro in maniera perfetta viene introdotta la figura di un prete che di caritatevole non c'ha proprio nulla e rappresenta perfettamente il pensiero ecclesiastico sui malati di AIDS... ehm, PDS: demoni da elimnare. Proprio questa forte lato anticlericale è ancora più accentuato da un continuo riferimento all'apocalisse di Giovanni che il prete distorce continuamente per i suoi scopi aberrati.
Ecclatante il colpo di scena in cui l'aiutante del parroco viene quasi scoperto dalla madre dopo che aveva fatto sesso con l'allegra ragazza morta, Amy.
Rimane in sospeso il filone della trama legato all'associazione cladestina "Undead Liberation Army", che mi auguro fortemente di ritrovare in una (improbabile) seconda stagione; ma diamine! L'hanno fatto con lo spledido Black mirror, perché non ripeterlo anche con In the flesh?
Da un punto di vista tecnico non ci sono grandi cose da dire. Tutto viene svolto al meglio con qualche piccola sbavatura nella fase finale della serie (non voglio neanche pensare a quante cose passavano per la testa degli sceneggiatori!) Ma un premio va al coraggio di usare un tema iper-abusato quale il non-morto, per il vero scopo per cui era nata questa perturbante e romeriana figura: la denuncia sociale. Gli attori sono tutti perfettamente in parte ma una piccola nota d'onore va alla brava e bella Emily Bevan.
Insomma, una serie che mette d'accordo l'horror con il dramma e la tragedia, in maniera realistica, sorprendentemente seria e curata. Visione obbligata per poter avere davanti agli occhi un metro di confronto tra serie zombesche in cui, paradossalmente, non ci sono gli zombie e si da più importanza al lato umano(?) che a quello del puro intrattenimento.
Ogni riferimento a The walking dead è puramente intenzionale.
Non c'entra nulla con la serie, a parte il titolo, ma faceva fico

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