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In soli tre episodi lo scorso anno la serie aveva saputo dare un nuovo senso e una nuova strada al tema zombie, decisamente inflazionato e cannibalizzato ultimamente.
Lo aveva fatto in modo intelligente, come solo gli inglesi sanno fare, usando l'espediente per parlare di integrazione, di accettazione del diverso che non può che far pensare agli stessi problemi sorti a suo tempo con i malati di AIDS o con l'omosessualità. Se poi si aggiunge che il protagonista, Kieren, era ed è anche gay, bè, il quadro completo è stilato, e la serie dopo il meritato successo è stata rinnovata raddoppiando la sua lunghezza.
Molte cose cambiano in questi sei episodi, e, bisogna ammetterlo, alcune in meglio altre in peggio.
Lo scenario di Roarton a 5 anni dal grande risveglio non appare poi così mutato, con i malati di PDS che cercano ancora l'integrazione osteggiati però da un minor numero di persone. A smuovere le acque ci pensa l'arrivo di Maxine Martin, esponente politico del movimento estremista Victus che decide di instillarsi nella comunità e di guidarla secondo un suo preciso piano che poco a poco si manifesta. Ed è proprio questo nuovo cattivo il primo elemento tremolante, che funziona poco, ricco di cliché e abbastanza prevedibile, che poteva essere evitato.
Fortunatamente, a fare da contrappeso c'è il ritorno di Amy in compagnia dell'altrettanto misterioso Simon, discepolo dell'ULA (Undead Liberation Army) che sostiene e crede in un secondo risveglio e di cui Kieren non potrà che essere affascinato, nonostante i timori e le titubanze nei confronti del suo credo.
Nel frattempo, a casa Walker, non si capisce bene cosa succede, tra i genitori e Jem stessa che perde il suo carisma e la sua personalità interessante dell'inizio, cambiando umore e idea come il colore dei suoi capelli, facendo perdere alla serie un personaggio che poteva essere molto più decisivo.
A tenere testa, comunque, è la ricerca del primo risorto in quel di Roarton, chiave per la riuscita del secondo risveglio, e l'amore sempre più disperato di Philip per Amy, che regala sicuramente i momenti migliori di questa seconda stagione.
I momenti di calo, dunque, ci sono, e la serie sembra prendere una piega più volta alla risoluzione di un caso che metaforica, ma se il risultato è comunque appassionante, se l'ironia non viene risparmiata e se nel finale le lacrime scendono copiose (aiutate dalla commovente You di Keaton Henson), va bene anche così.
Anche perchè basta una storia toccante e potente come quella di Freddie, o l'inizio al cardiopalma ricco di terrore per risollevare il tutto.
Le possibilità di miglioramento e di proseguire in un'altra stagione ci sono tutte, con il mistero ancora a tenere banco, e con cuori infranti da riparare, in primis quelli degli spettatori.
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