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In the waiting line

Da Juliekohler @brideinblack

Le mie giornate s’incamminano su un filo sottile, al confine tra depressione ed euforia.

In ufficio, la mole di lavoro aumenta esponenzialmente di settimana in settimana. Collega Fetish pensa sempre alla figa e, quando non è alla scrivania, sta al piano terra a fare il tacchino con le receptionist ventenni. Collega Aggressive continua a passare le sue giornate rifacendosi il trucco, litigando al telefono con il moroso e chattando con il blackberry. Intanto, io e Collega Gavetta – poveri sfigati – ci facciamo il culo e lui, dal basso della sua innocenza di neo-assunto, mi chiede perché quelli che più cazzeggiano poi sono quelli che vengono più apprezzati; io gli dico di tener duro che prima o poi la giustizia divina arriva – anche se non è vero. Nell’incontro valutativo, il Boss m’ha detto che è contento di me e che sono riuscita ad imparare in un anno quello che la gente normalmente riesce ad apprendere in cinque anni. Infine, ha aggiunto che ho un pessimo carattere (come dargli torto) e che devo piantarla di sfanculare a caso gli analisti crediti.

Il corso di scrittura creativa continua. Questa settimana Letteratura-Questa-Sconosciuta leggerà un racconto scritto di proprio pugno. Dopo il primo racconto in cui c’è una luce gialla che fa riconoscere le persone tra loro e le fa innamorare e il secondo racconto sulla ballerina bulimica che viene scoperta a sboccare in un angolo, sento brividi in tutto il corpo al solo pensiero di ciò che ci riserverà questa opera terza. Per quanto mi riguarda, non ho più scritto niente; tuttavia, ho trovato un nuovo incipit al romanzo che non finirò mai ed è un incipit spettacolare.

Gabriele mi sfianca, con tutta la sua passione. A volte, mentre facciamo l’amore, lo allontano con forza e mi rannicchio sulla sponda opposta del letto, in preda ad un orgasmo violento. Lui si avvicina, mi bacia su una guancia e scruta con orgoglio il mio viso stravolto; poi, mi giro verso di lui, lo bacio e riprendiamo daccapo. Certe mattine, mi sveglio presto e resto a fissarlo mentre dorme. Rimango a guardarlo dormire, con la sua espressione neutra e le labbra carnose leggermente schiuse. Mi chiedo se sta sognando e cosa sono io per lui e, poi, penso che è bellissimo. Anche se non può sentirmi, gli sussurro: Per favore, non innamorarti di me. Lo dico perché voglio che sia felice, per quando sarà andato via. Poi, non resisto e lo sveglio con un bacio. Lui, ancora perso nel sonno, mi abbraccia stretta e  seguita a dormire. Poco dopo, tra le sue braccia, mi riaddormento anch’io.

Le mie scorribande notturne del venerdì continuano, anche se meno distruttive del solito. Ogni volta che Gabriele non c’è, gli scrivo un sms: Mi sto comportando in maniera ineccepibile. Lui mi risponde dicendomi che premierà la mia serietà. Bevo due cocktail al massimo e cerco di non strafarmi di antidolorifici o antistaminici. Ballo tutta la notte e tengo lontane le mani altrui. Voglio che Gabriele sia fiero di me, che non veda mai tutto il mio marciume. L’altra notte, ho incrociato Alessio, pomiciava con una tipa dalle caviglie tozze e le teneva le mani sul culo. Non mi sono guardata in giro ulteriormente, non volevo rischiare di avvistare anche L. Mi è venuta voglia di andare al bar del locale ma poi ho pensato allo sguardo fiducioso del mio ragazzo ventenne e – per una volta – mi sono sforzata di non mandare tutto a puttane.

Mi sento come se non avessi un posto nel mondo. Ho cambiato per l’ennesima volta giro d’amici e non so quanto dureranno. Due amiche a cui ero molto legata si sono fidanzate con dei tipi bigotti e anaffettivi, terrorizzati all’idea di restar da soli, e m’hanno messa da parte; non ci sono rimasta male, mi sono solo chiesta perché tutti riescono ad accontentarsi e io invece no e perché le donne facciano gruppo solo se non hanno un uomo. Ho comprato quattro paia di decolleté tacco dodici nel giro di un mese e quando mi sento triste, ne indosso un paio e ci cammino su e giù per il soggiorno, poi me le tolgo e le guardo e le accarezzo come fossero dei gattini. Sono stata alla libreria del Touring Club e ho comprato una Lonely Planet per Gabriele, una guida di viaggio sui posti in cui andrà; la tengo sulla scrivania dell’ufficio da giorni e penso a una bella dedica da scrivergli, in modo che la possa leggere quando sarà lontano e io non ci sarò, una di quelle dediche che ogni volta che ti capita di leggerle senti il tuo cuore saltare un battito.

In generale, ho un po’ di paura, per come stanno andando le cose e per ciò che m’attende. Ma, per la maggior parte del tempo, cerco di non pensarci.



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