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In Time

Creato il 25 marzo 2014 da Ilcinemacolcuore

Un piccolo martire di Hollywood


Andrew Niccol, regista di questo "In Time", non verrà mai ricordato per le sue prestazioni dietro la macchina da presa, questo è un fatto.
Però c'è anche da dire un'altra cosa: Andrew Niccol ha ideato e sceneggiato quella perla irrangiungibile che è "The Truman Show". Quindi non bisogna prendere l'apertura di questo post come una condanna. Proprio per niente.
Certo, per meritarsi il titolo di Martire di Hollywood© qualche croce in testa, qualche palo nel didietro dovrà pur avercelo questo film. Ebbene, questa croce/palo si chiama Justin Timberlake, musicista/attore/icona pop/fighetto che in questo film interpreta il ruolo principale. È davvero così cane a recitare da far scendere a picco la qualità della pellicola?
No.
Cattura tutta l'attenzione su di sè distraendo chi guarda dal film?
Più o meno.
Nel senso che sì, cattura su di sè tutte le attenzioni, ma lo fa prima della visione. Detto in parole povere, cattura tutti i pregiudizi verso se stesso attore e verso se stesso in generale: fichetto mainstream mangiasoldi.
Ma questo non è vero...

Dammi una distopia come si deve e il lavoro è mezzo fatto

Qualcuno direbbe che il Tempo è la cosa più bella che puoi regalare a qualcuno, perchè il Tempo è un pezzo della tua vita che non tornerà mai indietro. Mai stata affermazione più vera. Probabilmente lo pensa anche Niccol, che imposta una distopia semplice e schematica, ma che nell'importanza del Tempo all'interno di essa ha la sua forza.
La società di "In Time" è divisa in 12 fasce di ricchezza: ai più poveri la periferia, ai più ricchi il centro della città. Ma in questo mondo futuristico la moneta è stata abolita: è il Tempo che ognuno ha a disposizione a regolare il mercato: ognuno invecchia fino a 25 anni, poi un timer sul braccio inizia un conto alla rovescia lungo un anno.
Il timer deve essere sempre ricaricato (lavorando, guadagnando, facendoselo imprestare), perchè quando arriva a zero... caput.
Nel Distret... ahem, Zona 12 (eh no, nessuno inventa mai niente) si vive costantemente con pochi giorni sul braccio, si lavora sottopagati ai limiti della fatica pur di non morire. E il nostro piccolo Justin vive proprio lì, e si sporca le mani.
Nella Zona 1, invece, ci sono i milioni. C'è l'immortalità, la stagnazione, l'immobilità sociale data da una casta di regnanti sedimentaria e vecchia.
Sì, sto pensando proprio all'Italia. Probabilmente Niccol non lo voleva neanche fare, questo riferimento (chi se la incula l'Italia laggiù in America?), ma come vedete il materiale è tutto tranne che scadente.
Per fortuna però, in quel mondo, c'è chi si stufa del potere illimitato abbinato ad una vita illimitata. C'è chi riesce ancora a farsi logorare da una condotta di vita scorretta. La persona in questione è un milionario, che scende nella Zona 12 con l'intenzione di suicidarsi: regala tutti i suoi anni a J.T. e scappa.
Time is power, Time is money

Jesse James e la maiala alla riscossa contro Arcore


Se c'è una speranza, questa risiede nei prolet(ari), scriveva Orwell nella sua distopia, LA distopia per eccellenza. Ma fino a che non diventeranno coscienti del loro potere, non saranno mai capaci di ribellarsi, e fino a che non si saranno liberati, non diventeranno mai coscienti del loro potere. Will, il personaggio di Timberlake, sembra essere cosciente di questo fatto, proprio come il Winston di "1984". ma Andrew è molto più generoso di George, e dà al suo personaggio la possibilità di lottare. Gli dà quel potere che tanto agognava per poter ribellarsi, e dopo un momento di shock, capisce che ribellarsi è ciò che deve fare.
protagonista in timeGrazie al suo Tempo va ai piani alti, nella Zona 1. Conosce i potenti. Si fa credere loro pari. Incontra un magnate bancario, uno degli uomini più importanti all'interno del sistema, e conosce anche sua figlia, di cui non ricordo il nome e che amichevolmente chiamerò d'ora in poi La Maiala.
Lo so che è offensivo, ma a molti non piace mentre a me piace un sacco, e ci tengo a sottolineare questo fatto.
Comunque sia, i due si alleeranno per smontare la società, rapinando le varie Banche del Tempo di proprietà del padre con l'obiettivo di ridare il Tempo a chi se lo merita, ossia a tutti tranne a chi ce l'ha. Dei Robin Hood che elemosinano secondi, dei Jesse James in un moderno Far West. Da questo punto la trama diventa meno originale, l'effetto sorpresa si è un po' esaurito.
Ma il ritmo si mantiene buono e il finale è ottimistico: i due rapinator-benefattori riescono nel loro obiettivo: scardineranno il sistema e il film si conclude con l'esodo dei proletari della Zona 12 verso i quartieri che contano.
Ebbravo Jus.
Gillian Murphy in timeDegno di nota è il personaggio interpretato da Gillian Murphy, il guardiano del Tempo Leon (un poliziotto che cerca per tutto il film di catturare Will). Oltre l'interpretazione sempre azzeccata dell'attore, questa figura dice come il sistema corrotto ti può inghiottire sia che tu sia dalla sua parte, sia che tu sia contro. Questo Leon/Zenigata infatti era proprio un proletario come Will/Lupin, ma da quando è riuscito a staccarsi da quella realtà non si è più guardato indietro, obbedendo come un cagnolino agli ordini e addirittura dispezzando la sua origine (un Trimalchione senza triclinio, insomma). ma è proprio questa obbedienza forzata, insieme con il risentimento/rancore verso una persona che è quello che lui era un tempo, ad accecarlo (preso dalla foga di un inseguimento dimentica di ricaricare il suo Tempo) e a procurargli, così, la morte.
Un comparto tecnico all'altezza, delle buone prestazioni degli interpreti (sufficienti i due protagonisti Timberlake e Amanda Seyfried, ottimo Murphy) fanno di In Time un film intelligente e degno di essere chiamato tale, insomma.
Ma allora perchè è così aspramente criticato, non tanto dai critici (che di certo non lo adorano...) ma dal pubblico di massa?
Perchè Justin Timberlake = soldi, e soldi = blockbuster. Con una trama del genere, chi andava in sala si aspettava di vedere un blockbuster pieno di azione e spari, non un film che per capire bisogna accendere il cervello.
Andrew Niccol non verrà ricordato per le sue doti registiche.
Ma grazie al cazzo, eh.
by E.N.,
stanco e in crisi cronica

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