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La trama (con parole mie): siamo in un imprecisato futuro in cui le esistenze di tutti si fermano a venticinque anni, quando un timer che segnala il conto alla rovescia fino al momento della morte parte con un anno di bonus. Da quel momento, il tempo diviene la moneta di scambio per poter sopravvivere nei ghetti delle città controllate da un'elite ricchissima che arriva a portare sul groppone centinaia - a volte migliaia - di anni.A fare da arbitri nella contesa bande di criminali a caccia di tempo ed un corpo di polizia con il compito di preservare lo status quo della società.Quando Will Salas, giovane potenzialmente ribelle, incontra un ricco centenario che gli dona il suo tempo prima di morire, ha inizio una vera e propria rivoluzione destinata a sconvolgere il mondo.
Andrew Niccol è un regista in grado di stupire, in un senso o nell'altro.Nel corso della sua carriera è riuscito - come un suo collega che spesso e volentieri finisco per accostargli, Richard Kelly - a lasciare a bocca aperta i suoi spettatori grazie a trovate potenzialmente geniali così come a scatenare le ire più funeste con altre decisamente pessime.In time, in qualche modo, è una sintesi perfetta di questi due aspetti del suo lavoro.Basato su un'idea di fondo decisamente interessante e chiara metafora del mondo in cui viviamo ora - una società in cui la moneta di scambio sia il tempo dominata da pochi potentissimi ricchi da far schifo che potranno vivere millenni sfruttando l'economia per portare alla morte i poveracci succhiando loro fino all'ultimo istante - e partito discretamente, il film finisce per avvitarsi su se stesso cedendo alla tentazione della sua componente più tamarra divenendo una sorta di versione "rapfuturistica" di Bonny e Clyde, finendo per perdere di vista quello che poteva essere lo spunto in grado di fare la differenza in uno script come questo.Incrociando un gusto per il kitsch molto eighties - come sottolineato da Julez, che ha apprezzato questo lato dell'opera di Niccol -, effetti onestamente bruttini ed un incedere che mi ha riportato alla mente I guardiani del destino in una versione più action, posso dire che In time rappresenta certo una visione innocua e assolutamente inoffensiva, ma da una sceneggiatura almeno sulla carta molto ambiziosa ci si poteva aspettare certamente un impatto maggiore.Un pò come per il cast, che scopre il suo punto debole proprio con i suoi protagonisti: per la prima volta Justin Timberlake - che ho sempre difeso come attore molto più che come performer - mi è parso fuori ruolo e decisamente monocorde, così come la sua partner Amanda Seyfried - che imparruccata ed impacchettata in versione bladerunneriana decisamente perde molto del suo fascino -.A tenere in piedi la baracca in questo senso pensano Cillian Murphy - il suo personaggio, il poliziotto Leon, certo rappresenta il più riuscito dell'intero lavoro - e Vincent Kartheiser, che già si era fatto notare nel ruolo di Pete Campbell, uno dei volti più importanti del riuscitissimo Mad men.Ma il fatto che i bad guys siano il motore del crescendo dell'azione non aiuta la pellicola, che ad alcune idee decisamente interessanti - la società costituita da giovani che non lo sono, i prestiti ed i tassi in continua ascesa, le zone temporali, il tempo regalato - alterna momenti decisamente al limite del trash - la morte della madre di Will, la facilità con la quale lo stesso protagonista trova la strada spianata ad ogni impresa, anche la più improbabile -, e a poco servono l'appeal da bastardo naturale del succitato Kartheiser o l'aspetto da duro e lupo solitario di Murphy, che sfrutta al meglio il ruolo di effettivo guardiano del suo personaggio: l'inesorabile discesa nel già visto con la storia d'amore a correre in parallelo alla carriera di Robin Hood del tempo della coppia da copertina trasforma un potenziale piccolo cult in una visione assolutamente non memorabile, innocua produzione da multisala nel weekend dalla grana grossa giusta per accontentare qualsiasi tipo di pubblico e ad un tempo attraversata da quella vena di piccola autorialità che permetterà anche ad alcuni di considerare il lavoro di Niccol come un film assolutamente da vedere.Ora, non sarà male come lo dipingo, e sicuramente è molto meglio investire due ore scarse per un intrattenimento di questo genere che perdersi dietro ad esperimenti autoriali spocchiosi e malriusciti, ma decisamente ci si sarebbe potuti aspettare di più da un regista che, nel pieno degli anni novanta, era considerato uno dei talenti emergenti pronti a raccogliere il testimone del Ridley Scott migliore.Evidentemente il tempo, con Niccol, non è stato così clemente.
MrFord
"If you're lost you can look and you will find me
time after time
if you fall I will catch you I will be waiting
time after time."Cyndi Lauper - "Time after time" -
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