Abbiamo uno stile visivo lucido, quella continua ricerca di suoni e immagini vista sia in The Millionaire che 127 Ore, abbiamo personaggi che rompono la quarta parete così come accadeva in Trainspotting, abbiamo personaggi cangianti, che passano dall'essere buoni e cattivi, così come accadeva in Piccoli omicidi tra amici e infine abbiamo una sceneggiatura che collassa su stessa in un crogiolo di assurdità.
La trama sembra essere volutamente impenetrabile, in un continuo rimando di realtà o finzione, ma si spinge troppo nel caricare di confusione che lo spettatore arriva non stare più al passo. Ben presto si perde l'interesse sull'intera vicenda e benché i due full frontal depilati di Rosario Dawson riescano a ridestare l'attenzione, quando giunge il momento dello spiegozzo e poi del finale si è talmente stanchi che non si ha neanche la forza deridere delle stupidaggini che avvengono sullo schermo.
Danny Boyle stavolta ha toppato clamorosamente.
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