La gara per l'acquisto dei tre lotti di frequenze, scrive MF, è scattata il 12 febbraio con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del bando. I potenziali pretendenti hanno 60 giorni di tempo utile per fare le proprie offerte: la deadline è fissata per l'11 aprile. La base d'asta è di 90,75 milioni, il che equivale ad assegnare a ogni singolo multiplex un valore di 30 milioni. Cifra alla portata di molti soggetti, industriali e finanziari. Tra i più interessati a studiare il dossier c'è il colosso Usa Discovery Channel, oramai il quarto operatore nazionale con uno share superiore al 5% e una solida raccolta vicina a quella di un big del calibro di Urbano Cairo. Discovery, in Italia, possiede 12 canali tra piattaforma digitale free e satellitare a pagamento, tra cui spiccano Real Time e DMax, su cui è stato lanciato il 6 Nazioni di rugby.
Un altro pretendente che sta guardando con attenzione il perimetro dell'asta è lo stesso Cairo. Il pubblicitario-editore, a capo dell'omonimo gruppo che controlla La7 (riportata in otto mesi all'utile operativo), è un candidato naturale all'operazione. Anche se non va trascurato che sul fronte editoriale non è proprietario della parte "infrastrutturale", ovvero i centri stampa.
E se Sky Italia è l'altro convitato di pietra (ma può competere per un solo mux, il lotto L1 con l'obbligo di trasmettere poi in chiaro per tre anni in caso di vittoria) mentre Rete A e Rete Capri sono fuori dalla partita, chi potrebbe rappresentare il vero outsider dell'asta frequenze è Prima Tv. Il gruppo milanese che oggi è guidato dal tandem Naguib Sawiris e Tarak Ben Ammar al momento è esclusivamente un operatore infrastrutturale, dato che gestisce altri multiplex dopo aver ceduto anni fa i canali Sportitalia (oggi non più operativi). Quindi, tecnicamente, è un soggetto che sa già come gestire il business. A questo si aggiunge la voglia di accrescere il proprio peso in Italia di Sawiris, proprietario tra l'altro della quota Dada e del polo Italiaonline, cui fanno capo i portali Libero e Virgilio.