Scorrendo i palinsesti dei canali a pagamento, notiamo che alcuni film sono spinti da un gran battage pubblicitario (e non solo), quindi abbiamo deciso di dedicarci ad alcuni di essi partendo da “Vallanzasca – Gli Angeli del Male”.
Sempre difficile commentare un film in cui protagonista (o protagonisti) siano criminali “storici”. Così fu per Romanzo Criminale, così è per “Vallanzasca – Gli angeli del male”. Perché tali pellicole portano con loro inevitabili strascichi, polemiche connesse al rischio di celebrare e trasformare, anche involontariamente, criminali in “eroi”, ad uso e consumo del pubblico.
In questo caso, inoltre, la polemica assume contorni del tutto peculiari, poiché il protagonista era, a suo modo e in maniera un po’ perversa, un eroe già nella realtà, adorato dalle donne ed invidiato dagli uomini per la sua sfrontatezza. Ciò comporta che l’esaltazione del personaggio sia comprensibile ed in parte “dovuta”, vi è però il rischio di esasperare tale esaltazione, con buona pace di chi nella realtà storica rimase colpito, direttamente o indirettamente, dalle vicende narrate. Vallanzasca era, in buona sostanza, un “personaggio” mediatico già prima che Kim Rossi Stuart desse vita a quello cinematografico; meno giustificato è il ritratto “elegante” di un altro protagonista del film, Francis Turatello, in realtà spietato ed efferato.
Lo stesso Kim Rossi Stuart ha raccontato di aver avuto colloqui con il Vallanzasca per entrare nella parte nel miglior modo possibile. E si vede! Perché la sua l’interpretazione è, in un certo senso, straordinaria: duro e inquietante, beffardo e scanzonato, crudo, umano e disumano allo stesso tempo.
Data premessa, va da se che suggerisca caldamente almeno una visione di quest’opera che varrebbe, magari, anche un secondo o terzo passaggio. Non si sa quanto sia fedele alla realtà storica, ma ciò, in effetti, conta sino ad un certo punto, pur sempre di pellicola si tratta! Piuttosto, può essere occasione ideale per spingere lo spettatore ad informarsi ed approfondire, per conoscere meglio, pezzi di storia del nostro Paese. Stimolare uno spirito critico è il massimo che si può chiedere ad un film del genere.
Da un punto di vista tecnico, invece, lodevole la non invasiva regia di Michele Placido che permette alla narrazione di seguire una propria linearità e che ricrea davvero bene gli scenari degli anni ‘60 e ’70. Sulle musiche, composte dai Negramaro, si potrebbe obiettare che siano un po’ “di parte”, tendendo a sottolineare con alcuni brani e cambi di ritmo le gesta del protagonista, riconducendo inevitabilmente a quell’effetto “celebrativo” di cui parlavamo sopra
La frase del film? Sicuramente “Io non sono cattivo… ho solo il lato oscuro un po’ pronunciato”.