*Recensioni e video-recensione*
"Non avevo mai letto nulla di questo autore prima d’ora e devo ammettere che “In un amore felice” (Adelphi, 2011) all’inizio mi ha leggermente spiazzata. Non tanto per la scrittura – poetica e fortemente visiva, forse per aderire meglio a una trama fantasiosa, a tratti addirittura fantascientifica – quanto per i contenuti.L’amore tra la giovane Ada e l’ormai anziano Aristide, detto Aris, è quanto di più lontano si possa immaginare dall’idea che abbiamo di un amore romantico. I due, che sembrano quasi destinati a incontrarsi, nonostante le premesse poco confortanti – oltre all’enorme divario d’età, infatti, condividono un passato non semplice, fatto di dolori, traumi e delusioni – iniziano invece una storia d’amore all’insegna di una serena felicità, una storia che resiste alle scappatelle di lui, alla paura del futuro e perfino alla minaccia aliena che incombe sulle città di tutto il mondo, per sventare la quale si troveranno invischiati in tutta una serie di vicende tragicomiche, particolarmente adatte a stimolare l’umorismo e la fantasia del lettore. Ada, pur giovane, è una donna complessa e misteriosa, dal passato ambiguo, pieno di lacune che verranno colmate solo a metà libro; nasconde un segreto oscuro e un crimine ingombrante che tuttavia non impediscono ad Aris di innamorarsi di lei e di prendersene cura quasi come una figlia. Aris, invece, che negli anni ha accumulato notevole esperienza sia umana che professionale, troverà in lei, più che il conforto della vecchiaia, una donna adulta e matura, capace di immolarsi per la salvezza dell’umanità senza battere ciglio. Un amore felice, dunque, a dispetto di quel tenace convincimento filosofico e ideologico che Ceronetti vuole assolutamente rovesciare: che, cioè, l’amore sia incompatibile con la felicità per sua stessa natura..." (continua a leggere su SoloLibri)
“In un amore felice”, di Guido Ceronetti, è un romanzo dalle atmosfere surreali, costruite ad arte per catapultare il lettore in un contesto straniante, libero da condizionamenti spazio-temporali (lo fa notare lo stesso autore, quando specifica che non vuole fornire coordinate precise proprio per non imbrigliare il lettore in una gabbia che ne condizionerebbe l’interpretazione del testo), un contesto in bilico tra cruda realtà e la più sfrenata fantasia, dove tutto può succedere, ma nulla accade per caso.Nel “disegnare” la sua opera – il verbo “disegnare”, infatti, è quello ce ritengo più appropriato a caratterizzare un’opera fortemente visiva, in cui immagini e colori risaltano nel panorama di un’italietta scialba, ancora in bianco e nero, apatica e credulona – Ceronetti parte da una constatazione apparentemente ovvia, incontestabile, su cui in molti tra filosofi e scrittori (ma anche gente comune) hanno messo l’accento: quando si parla di amore, cioè, generalmente si parla di affanno, tormento, passione, ossessione, forza, irrazionalità e chi più ne ha più ne metta… Insomma, l’amore viene accostato a una miriade di emozioni, di condizioni mentali e corporali, tranne forse quella che gli sarebbe più congeniale: la felicità.Del resto non occorre essere particolarmente eruditi per accorgersi della verità di tale costatazione, basta attingere al patrimonio di cultura popolare, all’opinione comune, partendo dai testi delle canzoni di tutti i tempi per andare a finire alle odierne fiction e soap-opera: non c’à amore che si rispetti che non sia almeno in parte infelice e tormentato; ergo, l’amore sta alla felicità come un Pokemon alla cultura. E invece Ceronetti, con questo romanzo, intende smontare tale atavica convinzione, mostrandoci l’amore tra la venticinquenne Ada e il settantenne Aris, un amore felice nonostante i presupposti (il divario anagrafico ed esistenziale), una società bigotta e un ambiente sfavorevole (una città indefinita, buia e sinistra), e nonostante entrambi i protagonisti portino con sé un fardello pesante, quello di un passato segnato da traumi di diversa natura, che lascio al lettore il piacere di scoprire..." (continua a leggere su Sul Romanzo)