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in un lampo

Creato il 11 luglio 2012 da Plus1gmt

Ognuno sembra attendere a suo modo il temporale estivo e la città che già è semideserta si svuota, restano solo quelli che non li aspetta nessuno altrove e stanno con il naso all’insù tanto mica devono tornare anche se è quasi ora di cena. Di certo sta per succedere qualcosa perché nel giro di qualche minuto il sole che era lì è sparito. E chi viene da posti con le montagne alle spalle e il mare davanti si stupisce della varietà dei cieli in pianura, fino alla via taldeitali c’è sereno e da lì in poi ci sono gli strati più scuri di nuvole gonfie e in fondo si vede che piove già mentre di là ci sono ancora squarci di azzurro. Meglio decidere la destinazione a seconda della propria indole, cioè se hai voglia di bagnarti tanto è estate e male non fa e magari si riesce anche a vedere una striscia di arcobaleno vai incontro alla perturbazione, altrimenti puoi prendere una scorciatoia e scongiurare il peggioramento delle condizioni atmosferiche. Se sei a piedi non ti preoccupare troppo delle infradito, non è come nei vicoli che scendono e l’acqua sembra un torrente e chissà cosa si porta dietro. Qui è tutto dritto e basta fare attenzione.

Quelli seduti soli nei dehors dei bar tavola calda con cucina cinese e giapponese tirano tardi con la Peroni da 66cl davanti e per sicurezza scrutano sopra e si avvicinano verso il centro dell’ombrellone, uno per ogni tavolino e ognuno che commenta da solo con la sua lingua diversa dalle altre. Il temporale però profuma allo stesso modo ovunque, se c’è l’asfalto caldo e oggi è rovente, e l’odore che si impara a condividere è sempre quello. Passa lì a fianco una coppia in fase di scoperta reciproca, ciascuno con il proprio cane al guinzaglio. Due razze così diverse che tirano agli opposti come se volessero separare i loro padroni, dicono che gli animali hanno il senso per i terremoti e magari si intendono anche di compatibilità umana in proiezione. Ma i ragazzi vogliono comunque approfondire o forse sono in cerca di avventura e rimettono i cani in riga.

Si sente una donna impegnata in una telefonata di lavoro, anche lei osserva lo scenario che sta allestendo l’imminente rovescio preoccupata, ma continua nella sua relazione e usa termini che non ho mai pronunciato in vita mia, mi accorgo di invidiare il lessico di chi lavora ai vertici della pubblica amministrazione, e vorrei segnarmeli tutti e arricchire il mio vocabolario ma sono di fretta e così cerco di memorizzarne più che posso. Dice “capofila nel procedimento di negoziazione” e mi chiedo quando mi capiterà di scriverlo, perché a proposito di un temporale e della sua attesa non è molto attinente. La supero mentre parla e vedo che si rintana sotto il portico della libreria anche se non piove ancora, è palese che la sua trance linguistica le fa perdere il contatto con la realtà.

Io invece sono di corsa e il momento è di quelli così gravidi di attese che inizio a pensare a tutto quello che un temporale estivo imminente riesce a ispirare, quanti poeti e scrittori e artisti e musicisti hanno trovato un collegamento esistenziale con una situazione come questa, ma poi dentro di me la butto in caciara perché prevale solo il ricordo di un pezzo che parla proprio di acqua a catinelle scritto da gruppo di urlatori pugliesi e fatto in comunella con un cantante che si è messo di traverso in quella canzone con una coda di parlato che ci azzecca proprio, e se non fosse che un po’ mi vergogno a dire che magari quel brano lì lo sentirei proprio mentre aspetto il temporale a modo mio la potrei anche postare qui sotto. Ma no, meglio di no, tanto poi non è scesa nemmeno una goccia.



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