Ho pensato di andarmi a riposare al mare e invece mi sono ritrovata in un vortice senza fine.
Sì, perché ho avuto l’idea di trascorrere alcuni giorni con ALicE e ho sperimentato che il suo concetto di riposo è diverso da quello di tutti gli altri abitanti del pianeta. È continuamente affaccendata: non trova pace tra fornelli, impasti di ogni tipo, bucati da fare e bucati da stendere, bambini da lavare, da vestire, da spogliare, da nutrire, da incantare con le storie della mitologia greca.
Tornata a casa dopo una lunga giornata di mare mette il turbo e parte con la cucina ossessiva compulsiva. Manicaretti su manicaretti, per la cena, ma anche per la colazione e il pranzo del giorno dopo. E mica piatti svelti e poco impegnativi, no, ALicE non può limitarsi a questo.
E il pane? Non si deve assolutamente comprare, la sua religione non glielo consente, quindi le panificazioni si susseguono, panini morbidi per il pranzo in spiaggia, baguette per la cena, filone francese nonsocome, e così via: in cucina ci sono sempre forno acceso e temperature equatoriali. Vogliamo finire il pasto senza qualcosa di dolce? Non sia mai detto. E allora via con ciambelle fritte con lo zucchero intorno, biscottini dei tipi più strani e gustosi, crostate con marmellate fatte con le sue mani, di more appena colte, di marroni, di kumquat.
All’ora di cena, con la glicemia ormai sotto i piedi, prostrata e senza forze, aspetto fiduciosa di cominciare a mangiare. Ma lei no, va avanti e indietro, continua ad aggiungere pentole sui fornelli e teglie nel forno, si scambia le ricette con la vicina, telefona, invia sms. Quando tutto sembra perduto e cade ogni speranza di poter mettere qualcosa sotto i denti, a un’ora impossibile anche per gli spagnoli, lei annuncia “Sono pronta!”. Andiamo tutti festosi a tavola, ma lei è nuovamente sparita: è andata a portare una delle baguette appena sfornate alla vicina. Poi torna, si siede, cominciamo a distribuire le porzioni e solo allora si rende conto di essersi dimenticata di preparare la cena per il figlio piccolo. È completamente andata: in testa, ahimé, ha ormai soltanto farina. Manitoba, non una farina qualunque, però.
Di fronte a tutta questa iperattività mi stancavo al solo guardarla. E poi ci sono due conseguenze gravissime.
La prima. Io che, fossi stata sola, mi sarei nutrita solo di bacche e radici, per di più nei piatti di carta, pur di limitare al massimo qualunque attività, vedendola come rappresentazione vivente del moto perpetuo non mi sono sentita di rimanere con le mani in mano, anche se mi sarebbe piaciuto molto. Allora mi sono data da fare, sempre rigorosamente dalle parti della bassa, se non bassissima, manovalanza. E questo è contro la MIA religione.
La seconda. E che non te lo mangi tutto questo ben di Dio? Te lo mangi, te lo mangi, e pure a quattro palmenti, perché di fronte alla squisitezza è impossibile fermarsi. Potete immaginare le conseguenze sul mio peso: si è ingrassato anche il mio avatar!