Non si può non restare colpiti, entrando a Cogne, dalla distesa fiorita dei Prati di Sant'Orso: uno dei rari esempi di prateria alpina rimasta integra, che la leggenda vuole in origine fosse una fitta boscaglia popolata da animali selvatici. Ma basta sollevare un tanto lo sguardo per trovarsi catapultati in un mondo e in un tempo diverso, quando il turismo era ancora lontano e l'economia del borgo era legata alla grossa miniera di magnetite del monte Creya. Sulle sue pendici, si vede quel che resta dell'insediamento di Colonna, il più alto avanposto delle miniere a 2500 metri di altitudine. La miniera Cogne, le cui prime notizie risalgono al Medio Evo, conobbe il suo periodo di massima attività a partire dagli anni 30, quando il numero dei dipendenti del "Sistema Cogne" arrivò a quota diecimila.
Da Cogne raggiungiamo con i pullmini del servizio Giroparchi TrekBus il rifugio Sogno di Berdzé: siamo nel territorio del Parco del Mont Avic e da qui finalmente iniziamo a camminare verso la fenetre di Champorcher. Con noi una guida d'eccezione: l'alpinista di Cogne Abele Blanc, salitore dei quattordici ottomila.
C'è ancora parecchia neve sul percorso, e il lago Miserin è ancora in buona parte ghiacciato. Sulle sue sponde si erge il Santuario del Miserin, che la leggenda attribuisce in prima istanza a San Porzio (da cui deriva il nome stesso di Champorcher), soldato della regione tebea primo a evangelizzare queste zone. Altre notizie di questo piccolo santuario risalgono ai primi decenni del 1600, quando gli abitanti di Champorcher ne fecero la meta finale di una processione volta a scongiurare un'epidemia di peste. Oggi il Santuario è ancora meta di pellegrini ed escursionisti, che chiedono protezione alla Madonna del grand Retour, la cui statua vi risiede dal 1951.
Articolo di Simonetta Radice.