Il disboscamento della Val Clarea e i costi lievitati della Tav. Il movimento No Tav continua la sua lotta.
“Si parte, si torna, insieme, Chiomonte come Atene”. Queste le parole di uno dei tanti slogan dei No Tav. Come a voler dimostrare che anche in Val Susa ci può essere una resistenza alla costruzione dalla Tav così come in Grecia i cittadini cercano di resistere alla crisi e al disfacimento di una società che vede di giorno in giorno sgretolarsi quelli che sono stati i proclami della democrazia ateniese, primo fra tutti la sovranità (kurios) al popolo, diversa dalla democrazia fittizia di oggi, al cui vertice non c’è più la politica e il cittadino, bensì l’alta finanza e le banche.
Dopo questa premessa, doverosa, per cercare di capire perché c’è la possibilità che si apra un fronte di lotta europeo contro i diktat imposti ai singoli Stati dalla Troika cerchiamo di capire quanto sta succedendo in Val Susa.
Il movimento No Tav denuncia il disboscamento della Val Clarea:
“Trattati come semplici numeri e mq, Ltf presenta il criminale disboscamento della val Clarea dove Castagni, Aceri vivevano lì da oltre 250 anni.
Lo conosciamo bene il progresso e il valore aggiunto al territorio che il Tav dovrebbe portare, infatti dietro alle parole da spendere a vanvera, pietre secolari vengono sacrificate in nome degli interessi di pochi.
Nell’area indicata come cunicolo esplorativo, cioè l’area del cantiere, sono stati abbattuti:1776 Castagni, 758 Castagneto con rovere (di queste circa 100 piante di castagneto da frutto con età di 220-280 anni), 2097 Aceri frassineto, per un totale di 4631 piante.
Nella sola strada che va da Chiomonte a Giaglione sono stati abbattuti: 215 Castagni, 394 tra Castagneto con rovere e Quercie (di queste circa 100 piante di castagneto da frutto con età di 220-280 anni), 59 Aceri frassineto, per un totale di 668 piante. Il totale complessivo delle piante abbattute è di 5299”.
Ma in cosa consiste precisamente il progetto Tav? 270 chilometri di cui 81 sul nostro territorio (il 30%) destinati al trasporto di merci e passeggeri, è stato dato dal vertice italo-francese di Viterbo: era il 1991. La fine dei lavori della tratta internazionale Susa-Saint Jean de Maurienne è prevista per il 2023.
I costi per la realizzazione dell’opera (italiana) sono circa 8 miliardi di euro, soldi che pesano in un momento di recessione come questo, invece il costo collettivo sembra essere lievitato con il passare del tempo: 25 miliardi di euro.