Tre stazioni di treno, tre donne differenti dallo stesso nome, tre stagioni della vita. La prima puntata della telenovela ¨Teresa en tres estaciones¨, venezuelana e socialista, è andata in onda lunedì scorso, con l’intenzione di cambiare registro in un genere ormai dominato dai miti del consumismo e del capitalismo. Almeno, questa è stata l’intenzione –sin dalla genesi del progetto- di Hugo Chávez, il padrino d’eccezione dell’intera operazione televisiva. Quaranta capitoli di contenuto sociale, da lunedì a sabato, ventiquattro minuti al giorno per entrare nella vita di tre donne e della loro realtà quotidiana nella Valle del Tuy, dove si addentra appunto il treno che dalla capitale venezuelana raggiunge varie località dormitorio dello stato di Miranda.
Ferrovia –la Ezequiel Zamora- che, neanche a farlo apposta, è stata inaugurata proprio da Chávez nel 2006 che, allora, si augurava che quell’opera meritava di essere ricordata magari con una telenovela a sfondo sociale.
Detto e fatto. Costata quattro milioni di dollari, la teleserie lascia da parte carriere nelle multinazionali, bellocci palestrati, bambole della mafia, tette siliconate, proprietari terrieri spietati e tragedie da ¨Los ricos también lloran¨. Al loro posto, solidarietà, un poco di romanticismo ed idealismo, uno spiccato senso del bene comune in tre storie legate tra loro di una ragazza madre, una studentessa d’arte ed una macchinista di treni. E proprio il treno, mezzo d’eccezione nell’immaginario dell’epopea latinoamericana, ben si presta a divulgare questi valori. Non è nemmeno un caso, poi, che la telenovela venga trasmessa dalla rete pubblica TVES, che dal 2007 si è appropriata della frequenza di RCTV, il canale privato messo sotto accusa da Chávez e spogliato della concessione per operare, canale che marcò gli inizi della telenovela made in Venezuela. Era il 1954 quando RCTV mandò in onda ¨Camay¨ ritenuta appunto la prima soap opera creata nel paese sudamericano. Da allora, una lunga serie di successi, tra tutti ¨Cristal¨, ¨Topacio¨ e ¨Por Estas Calles¨, che con 1342 puntate divenne la più lunga telenovela in terre latinoamericane.
I produttori di ¨Teresa en tres estaciones¨ non lo dicono, ma l’idea è quella di riscrivere la storia della televisione venezuelana o, almeno, cercare di scriverne una nuova, priva di effetti, esagerazioni, eccessi ed esasperazioni. Forse, è possibile, dipende da quanto il pubblico si affezioni a queste tre donne normali. In fondo, anche se la telenovela è socialista, il successo rimane sempre una questione di rating.
Il sito della serie: http://www.tves.gob.ve/teresa_3_estaciones/
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