Mentre viaggiavo verso l’aeroporto di Catania, e poi sul volo per Milano, ho cominciato a leggere Cecità di Josè Saramago. Un libro incredibile. Non riuscivo a staccarmi da quelle pagine. Senza nemmeno accorgermene ero a Malpensa e oltre metà libro.
Appena sceso dall’aereo sono salito sul bus che ci portava al terminal degli arrivi. Ascoltavo la conversazione di un ragazzo e scopro che il Milan ha vinto il derby con tre gol sull’Inter. Accanto a me un anziano signore parlava con la sorella a Palermo. Manco a dirlo si chiamava Rosalia, ma non le ha chiesto del derby col Catania, si sarebbe giocato solo il giorno dopo.
Lascio il terminal degli arrivi e mi rifugio in quello delle partenze. La notte l’avrei passata lì, mancavano dodici ore prima di prendere il volo per Edimburgo. Le panchine davanti all’ingresso erano tutte occupate da extracomunitari. Una ragazza avvolta in un velo rosa cullava il suo bambino e accanto un uomo pregava sul suo tappeto. Non mi sono per niente sentito minacciato e non ho sentito nessuno urlare fora di bal.
Cerco un buon posto per la mia cena a base di scacce della mamma e per provare a dormire un po’. Le speranze si infrangono subito. Passo una notte insonne, prima grazie ad un bambino che per un’ora ha corso e urlato per il terminal, poi per la stessa creatura che stanca ha iniziato a piangere fino allo sfinimento e infine, per i racconti del signor Michele di Como.
Milanista da sempre, il signor Michele, ha conosciuto Rivera, e ha passato la serata a mandare sms agli interisti. La messa è finita, tre a zero, ha scritto agli amici e ripetuto fino allo stordimento a due ragazzi originari della provincia di Avellino ma studenti di giurisprudenza a Roma. Quando sembrava che il sonno stava calando su di me uno stupidissimo videogioco attaccava con la canzone supercalifragilistichespiralidoso. Ho passato la notte tra microsonnellini e registrazione delle conversazioni di chi mi circondava. E’ stata la terza notte in aeroporto, la peggiore per il momento. Non ho dormito ma mi sono portato con me una marea di aneddoti calcistici del simpatico signor Michele.
Una decina di microsonnellini dopo ero circondato da una scolaresca in partenza per la gita. Una delle ragazzine era Pippi Calzelunghe, ne sono certo. C’era una ragazza svizzera pronta per la sua esperienza di ragazza alla pari e un gruppo di uomini molto carichi per un torneo di golf che stavano per andare a giocare. E c’ero io, che non ho conosciuto Rivera, che non ho pregato, che non ho dormito ma pronto per andare ad Edimburgo.