"quando un vaso di coccio sbatte contro uno di ferro quale credi cha vada in frantumi?"
eravamo a cena, c'era il vino, c'era la pasta, c'era la musica di verdi ed una tangibile vivienza. si parlava della continuità tra parola ed azione ed alla mia ingenua perplessità su quale fosse più affidabile in caso di discrepanza, se l'azione o la parola, ecco un uomo con la faccia d'esperienza, abbastanza estraneo da essere efficace, che placido ed ignaro mi regala l'immagine più convincente di sempre. uno scontro inevitabile quello che tra la realtà concreta e quella raccontata conduce all'indiscutibile prevalere dell'azione. l'essere umano non riesce a comportarsi diversamente da come pensa, quello che dice è evanescente come l'aria che accompagna il movimento delle labbra. le parole hanno perso il loro incanto. le parole hanno perso la loro credibilità.
non stasera, però, che le parole sono state portagoniste di uno straordinario spettacolo di leggerezza e complessità. in cui l'agire l' intrattenimento coincideva con il desiderio di continuare ad esserci in quel frangente di esistenza. con l'avvincente sospensione delle serate senza pretese, quelle in cui inciampi imprevedibilmente con un po' di stanchezza addosso e la voglia di far finire la giornata e che si prolungano nel desiderio di durarsi il più possibile.
e io le adoro le serate così.
Magazine Talenti
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