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C'è un pensiero che non mi ha abbandonata dopo la visione di "Inception", il mega-maxi thriller dal sapore onirico messo su dall'osannato Cristopher Nolan. Il regista parla di sogni. Accompagna, magistralmente niente da ridire, lo spettatore nei vari livelli onirici a cui può aspirare la mente e il subconscio umano. Gli esperti dicono tre. Alla fine Leonardo Di Caprio arriva al quarto? Sequenze di immagini ben fatte, trama oliata, fiato sospeso, attori calati. C'è tutto. Eppure credo che vista la materia prima e la maestria avrebbe potuto fare di più. Quando al cinema si parla di sogni, subconscio e mondo onirico è come se si instaurasse un canale diretto tra l'opera in celluloide e la mente stessa dello spettatore. La comunicazione è visiva, si vanno a stimolare fantasia, razionale ed irrazionale, emotività, subconscio appunto. Ed in questo è calante Nolan. Non riesce a parlare al subconscio dello spettatore, ma ne fa un'ottima rappresentazione filmica, estetica, chiaramente plasmata dal suo punto di vista.Mi viene da pensare ad "Otto e mezzo" di Federico Fellini e a "Mulholland Drive" di David Lynch. Si tratta di due film diversi per trama ed estetica, ma uniti, a mio avviso, da un geniale talento nel parlare alla parte più intima e sconosciuta della mente e dell'animo umani. Fellini realizzò un film che era un viaggio di una poesia e di un'arte inaudite nell'animo del personaggio di Marcello Mastroianni, alter ego del regista. La rappresentazione onirica e del subconscio ha raggiunto livelli altissimi. Nel film di Lynch anche si realizza, in modo diverso, questo meccanismo. Molti restano affascinati da questa opera e in molti non riescono a spiegarla. Ma perchè è il viaggio in questi sconosciuti emisferi mentali ad essere incomprensibile.Nolan purtroppo per lui non arriva a tal punto. Il film si riduce alla fine in un giocattolone stupefacente che, però, troppo spesso si apparenta al genere del thriller e del film d'azione, senza scomodare il subconscio dello spettatore. Alla fine la materia dei sogni è solo l'escamotage per ingegnare un'avventura ai limiti del verosimile. Che diverte bene, ma nulla di più.
ps. belle alcune accortezze del film. Innanzitutto la scelta di Marion Cotillard, perfetta nel ruolo. Il personaggio di "Arianna" e il suo "filo" per uscire dai labirinti della mente
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