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Inchiest-AA: Deportivo Maldonado, il paradiso dei fondi d’investimento

Creato il 12 marzo 2016 da Agentianonimi

deportivo maldonado

Che cos’hanno in comune Alex Sandro, Jonathan Calleri, Jeronimo Rulli, Marcelo Estigarribia, Allan, Ivan Piris, Guido Carrillo, Willian Josè ed il ”nostro” Pablo Daniel Osvaldo? Apparentemente nulla, e probabilmente molti di voi avranno pensato a dei nomi fatti a caso, ma non è così, e c’è un sottile filo rosso a collegare questi giocatori: anzi, un filo rossoverde, il rossoverde del Deportivo Maldonado, un club balzato agli onori delle cronache nel periodo recente, e non certamente per i suoi meriti sportivi.

Il Depor infatti non rientra decisamente nelle squadre da ricordare, ed anzi, avrebbe tutte le caratteristiche per essere ignorato dal mondo intero: staziona da anni nell’anonimato della Segunda Division uruguaiana, ha una media-spettatori inferiore alle 300 unità e punta anno dopo anno al mantenimento della categoria senza troppi patemi, e senza la minima intenzione di tentare la scalata alla Primera.

Insomma, la classica società di misero cabotaggio,  che però ha dalla sua una particolarità che l’ha resa interessante agli occhi del mondo intero: come ogni club sudamericano, infatti, il Maldonado ha affrontato una grande crisi economica e, per sopravvivere e tirare avanti negli anni, ha scelto di siglare una sorta di patto col diavolo, e ”vendere” la sua anima ai fondi d’investimento. Il salvatore del club risponde al nome di Malcolm Caine, un fantomatico avvocato inglese che nel 2009 ha sottoscritto un accordo di 15 anni col Deportivo per aiutarlo a non avere debiti ed evitare il fallimento, ma che in realtà l’ha semplicemente acquistato per trasformarlo nel punto di partenza di una serie di affari poco puliti, e volte ad aggirare il divieto della FIFA alle Third Party Ownership, le famosissime TPO, e favorire il trasferimento di giocatori dal Sudamerica all’Europa.

Ma perchè scegliere proprio il Maldonado e l’Uruguay? Beh, la risposta è semplice, e risiede nella particolare tassazione del paese sudamericano, che applica un’aliquota intorno al 5% ai trasferimenti internazionali effettuati da quei club che sono divenuti SAD (Sociedade Anonima Deportiva, altrimenti sarebbe il 20%), proponendosi di fatto come un facile ed appetibile punto di transito per quei giocatori ambiti da dei club europei che non si fanno problemi ad interagire coi sempre più potenti fondi d’investimento: e proprio ad un fondo è riconducibile Caine, che in realtà non è altro che l’emissario dello Stellar Football, il fondo inglese (di proprietà di Jonathan Barnett) legato al trasferimento di Bale al Real Madrid, e diventato ormai un punto di riferimento per i trasferimenti dal Sudamerica all’Europa.

Il meccanismo è semplice e per nulla difficile da spiegare: il fondo Stellar acquista i giocatori a cifre milionarie, li fa tesserare ufficialmente dal Deportivo Maldonado per scavalcare i divieti-FIFA, e poi li cede in prestito oneroso alle squadre europee interessate: un modo per rendere legale ciò che in realtà sarebbe illegale, per dei trasferimenti che sono stati svelati per la prima volta dall’agenzia d’informazione Bloomberg, che nel 2012 ha fatto venire alla luce per la prima volta il sistema legato al club situato in una sconosciuta cittadina di 60mila abitanti.

E qui entrano in gioco tutti quei nomi citati in precedenza, con Alex Sandro a rappresentare il caso più eclatante del parcheggio al Maldonado, senza ovviamente fare nemmeno una presenza con la camiseta rossoverde o presentarsi in Uruguay: il terzino brasiliano, ora alla Juventus dopo l’acquisto da 26 milioni, era stato comprato nel 2009 dal Depor per 2 milioni, ed è stato poi rivenduto al Porto per 9.6, dopo un periodo in prestito al Santos. Una discreta plusvalenza per chi vivacchia in Serie B, ma in realtà è subito apparso chiaro come neanche una minima parte di quella cifra fosse entrata nei conti del club sudamericano: esatto, perchè Caine mette il denaro per evitare il fallimento, ma in cambio ”pilota” i giocatori dello Stellar Football da Londra e si tiene l’intero ricavato delle uscite milionarie, effettuando solo due visite annuali in Uruguay per prendere contatto con la realtà e, diciamola tutta, dimostrare di esistere (in realtà, il club è ufficialmente presieduto dal facente funzioni Federico Alvida).

Alex Sandro, dicevamo, rappresenta il grande nome legato al Deportivo Maldonado, ma in realtà i primi giocatori a legarsi a questo club sono stati Estigarribia e Piris, passati poi alla Juventus ed alla Roma: parliamo ovviamente di quel Piris che ora gioca nell’Udinese, ed ha portato nelle casse uruguaiane la bellezza di 3 milioni e mezzo per il riscatto del suo cartellino. E non finiscono qui i rapporti tra il club friulano ed il Depor, dato che anche Allan è transitato formalmente nel club rossoverde, per poi essere ceduto (dopo la triangolazione partita dal Vasco da Gama) per 3 milioni al Granada ed entrare nel sistema dei Pozzo: un destino che lo accomuna ai vari Rulli, Guido Carrillo, Willian Josè ed Osvaldo, passati rispettivamente alla Real Sociedad, al Monaco, al Real Madrid (in maniera insolita, forse per ”ringraziare” lo Stellar dell’affare-Bale: il brasiliano ex Santos ora milita nel Las Palmas) ed al Porto attraverso questa particolare forma di TPO legalizzata e totalmente alla luce del sole.

E, da ultimo, ecco il caso-Calleri, acquistato per 12 milioni dallo Stellar Football (e quindi dal Maldonado) per essere girato all’Inter, ma poi finito in prestito al San Paolo dopo una lunghissima telenovela che aveva coinvolto anche il Bologna (come punto di transito semestrale), e già inseritosi benissimo nelle fila del club brasiliano: il suo trasferimento-monstre ha ufficialmente riacceso i riflettori sul club-parcheggio più famoso dell’intero Sudamerica, ma questo non è bastato a mettere fine ad un sistema che è sotto gli occhi di tutti, ma non viene combattuto come dovrebbe dalla FIFA e dagli organi competenti.

Questo perchè, nonostante i dubbi sugli insoliti flussi di denaro che circolano intorno al Deportivo Maldonado (vedere per credere nelle tabelle sottostanti sulle entrate e le uscite del club) e le inchieste formali, la società uruguaiana non sta commettendo nessuna infrazione di fronte alle leggi locali (e non è l’unica, anche il Rentistas opera nello stesso modo, ed ha sostanzialmente cooperato al passaggio di Hulk al Porto) ed a quel punto anche la FIFA ha di fatto le mani legate, e non può far altro che limitarsi ad osservare, commentare e… accettare: d’altronde, nonostante le regole sulle TPO/TPI, è veramente complicato sradicare questo tipo di mentalità dal Sudamerica, soprattutto quando le folli offerte di un club sconosciuto e che rappresenta il ”cavallo di Troia” di un noto fondo d’investimento possono dare ossigeno alle casse dei vari Estudiantes, Boca Juniors e compagnia bella, e regalare il sogno europeo a quei giocatori argentini e brasiliani finiti sulla cresta dell’onda.

Le uscite milionarie del Deportivo Maldonado
Gli acquisti del Deportivo Maldonado (fonte Transfermarkt)

Perchè al Maldonado non si guarda in bocca, ma solo nel portafoglio, e chissenefrega se i giocatori non vestono neppure per un singolo istante la maglia rossoverde, in questo calcio sempre più schiavo dei fondi e degli investitori occulti…


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