Sara urlava. Urlava nella sua testa, urlava con ogni osso e muscolo del corpo, urlava forte, con la bocca secca che si lacerava agli angoli delle labbra screpolate e riarse, e quell'altra voce aspra, non la sua, che le spingeva attraverso il corpo, attraverso il dolore, verso il freddo nulla all'esterno della sua pelle. Urlò più forte di quanto credeva sopportabile, dentro i suoi stessi timpani, con il sangue che pulsava e graffiava gli ossicini, battendo un ritmo senza sosta. Solo che quella gente continuava a dirle di non far rumore, erano tutti schierati contro il suo dolore, a negare la sua sofferenza. A dirle di concentrarsi. Di respirare. Di stare zitta e farlo, e basta. Non sei speciale. Smettila. Smettila subito. E' davvero troppo tardi per questo genere di cose. Urlare adesso non ti serve a niente.Stella Duffy, Carne Frescaquesto romanzo merita due considerazioni. la prima riguarda il lato puramente letterario, per così dire. si tratta di un giallo, con un'investigazione su delle adozioni probabilmente illegali avvenute negli anni Sessanta e che coinvolgono alcune famiglie bene. fin qui, niente da dire: tutto scorre, l'argomento è scottante al punto giusto, mi ha dato solo fastidio (come mi è accaduto altre volte) la continua puntualizzazione dell'avvenenza fisica dei protagonisti, che trovo superflua se non irritante (sì, sono invidiosa perchè sono brutta: e allora?). devo però sottolineare una particolarità che ho trovato molto interessante, ovvero il fatto che l'investigatrice sia lesbica e viva con la sua compagna, con la quale ha deciso di fare un figlio con la collaborazione di due gay loro amici. quasi tutte le storie con protagonisti omosessuali che ho letto erano piene di sofferenza e conflitti interiori; qui invece la dimensione omosessuale è vissuta apertamente, in piena serenità, ed è proprio il fatto che questa ambientazione sia descritta con tanta naturalezza, così come dovrebbe insomma, che mi ha fatto piacere leggere.
Sara urlava. Urlava nella sua testa, urlava con ogni osso e muscolo del corpo, urlava forte, con la bocca secca che si lacerava agli angoli delle labbra screpolate e riarse, e quell'altra voce aspra, non la sua, che le spingeva attraverso il corpo, attraverso il dolore, verso il freddo nulla all'esterno della sua pelle. Urlò più forte di quanto credeva sopportabile, dentro i suoi stessi timpani, con il sangue che pulsava e graffiava gli ossicini, battendo un ritmo senza sosta. Solo che quella gente continuava a dirle di non far rumore, erano tutti schierati contro il suo dolore, a negare la sua sofferenza. A dirle di concentrarsi. Di respirare. Di stare zitta e farlo, e basta. Non sei speciale. Smettila. Smettila subito. E' davvero troppo tardi per questo genere di cose. Urlare adesso non ti serve a niente.Stella Duffy, Carne Frescaquesto romanzo merita due considerazioni. la prima riguarda il lato puramente letterario, per così dire. si tratta di un giallo, con un'investigazione su delle adozioni probabilmente illegali avvenute negli anni Sessanta e che coinvolgono alcune famiglie bene. fin qui, niente da dire: tutto scorre, l'argomento è scottante al punto giusto, mi ha dato solo fastidio (come mi è accaduto altre volte) la continua puntualizzazione dell'avvenenza fisica dei protagonisti, che trovo superflua se non irritante (sì, sono invidiosa perchè sono brutta: e allora?). devo però sottolineare una particolarità che ho trovato molto interessante, ovvero il fatto che l'investigatrice sia lesbica e viva con la sua compagna, con la quale ha deciso di fare un figlio con la collaborazione di due gay loro amici. quasi tutte le storie con protagonisti omosessuali che ho letto erano piene di sofferenza e conflitti interiori; qui invece la dimensione omosessuale è vissuta apertamente, in piena serenità, ed è proprio il fatto che questa ambientazione sia descritta con tanta naturalezza, così come dovrebbe insomma, che mi ha fatto piacere leggere.
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