incipit

Da Guchippai

Per qualche minuto, al sorgere del sole, il mondo era silenzioso e immobile e ogni cosa umana sembrava lontanissima, come se la marea si fosse ritirata. Marian lasciava John e Roland che dormivano, e in camicia da notte, a piedi nudi, attraversava il prato umido per scendere al fiume.Peter Cameron, Il weekendgli equilibri che tengono unite le persone possono incrinarsi per un nonnulla: è questa la morale che ho tratto dal presente romanzo. i protagonisti sono quasi tutti facoltosi e leggermente snob: la coppia John-Marian ha lasciato New York per la campagna e vive di rendita, mentre il loro amico di sempre Lyle a New York ci vive ancora ma è solito andarli a trovare. in realtà non lo fa da un anno circa, da quando cioè è morto il suo compagno, nonchè fratellastro di John, Tony. il fatto che decida di tornarci per il fine settimana insieme al giovane Robert che ha conosciuto da pochissimo quindi crea sorpresa e imbarazzo nei primi due. è proprio qui che l'equilibrio si spezza: nella mancata elaborazione del lutto per Tony da parte di Lyle, nell'aperta ostilità di Marian nei confronti di Robert e nella conseguente crisi di fiducia di Robert stesso. c'è anche un'anziana vicina italiana che francamente non mi è parsa una componente essenziale, per quanto pittoresca, a meno che non fosse necessaria per esprimere un paio di concetti: una sorta di deus ex machina insomma. questo libro mi è piaciuto, anche se l'ho trovato vagamente disturbante proprio per via dei rapporti tra i vari personaggi; ho avuto l'impressione che tutti si sforzassero di continuare a mantenerli quando in realtà la cosa migliore sarebbe stata lasciarli perdere. boh.

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