“Consiglio il lettore di non cominciare questo libro dalla prima pagina. So infatti che le assicurazioni dell’autore circa l’interesse eccezionale della materia presentata contano ben poco…”
E invece no, io ho iniziato Civiltà sepolte di C.W. Ceram dalla prima pagina e non me ne sono mai pentita. L’autore del libro in realtà è il giornalista C.W. Marek, ma il dettaglio dello pseudonimo è poco significativo. Conta di più il sottotitolo del libro, Il romanzo dell’archeologia, perché dà un’idea di cosa contenga il volume.
Ceram dunque consiglia di iniziare con i capitoli dedicati all’Egitto, con Dominique Vivant Denon, Jean-François Champollion, Giovanni Battista Belzoni e via via tutti gli altri straordinari personaggi che ci hanno consentito di conoscere meglio la terra delle piramidi.
Capitoli interessantissimi, certo, ma a mio giudizio lo erano anche i precedenti, dedicati a Johann Joachim Winkelmann e alla scoperta di Pompei ed Ercolano, o a Heinrich Schliemann, lo scopritore di Troia. E se anche quella che lui ha trovato non è la Troia omerica, sulla località ci ha comunque visto giusto, ed è arrivato sul posto grazie a un sogno giovanile. Quale vicenda migliore di questa per costruirvi un romanzo?
In realtà almeno un romanzo su Schliemann esiste, e l’ho pure letto: Il tesoro greco. L’autore è Irving Stone, lo stesso che ha incentrato Il tormento e l’estasi su Michelangelo Buonarroti e Brama di vivere su Vincent Van Gogh, romanzi che mi sono piaciuto molto più del Tesoro greco.
Quanto a Vivant Denon, lo avevo già incontrato in un libro ormai fuori catalogo studiato per l’Università: I furti d’arte. Napoleone e la nascita del Louvre di Paul Wescher, altro saggio per me fondamentale. Anche se leggere le vicissitudini di certe opere d’arte non è proprio un divertimento.
Civiltà sepolte è un’opera irrinunciabile, se non altro per la passione che sa trasmettere. La sua prima edizione risale al 1949, quindi certamente ci sono molte opere più aggiornate, o scritte da persone più competenti nelle varie discipline, ma in questo volume si respira l’aria dell’avventura unita al desiderio di conoscenza. Se al cinema possiamo immaginare un Indiana Jones protagonista di mirabolanti avventure, qui il capitolo Koldewey fra le pallottole ricorda come molti archeologi abbiano davvero rischiato la propria vita pur di portare avanti i lori studi.
Si tratta di un saggio, ma si legge come un romanzo. E a proposito di romanzi, lunedì ne ho giusto comprato uno nuovo:
“La notte era satura dell’odore di uomo.
Il lupo delle tenebre si fermò sotto un albero e annusò, il suo pelo grigio e marrone era un mosaico di ombre. Tra i pini, dominante su tracce più deboli di volpe e coniglio, foca e cervo, perfino di lupo, un sospiro di vento trascinò fino a lui l’odore-uomo.”