Inconcepibile Africa

Da Serenagobbo @SerenaGobbo

EBANO – RYSZARD KAPUSCINSKI

La capiremo mai, noi non africani, l’Africa? Con le sue migliaia di tribù, clan, popolazioni? Di credenze, miti, spiriti e magie? Con la sua storia che, se non è scritta da chi l’ha occupata e sfruttata, non va più in là della memoria raccontata all’ombra di un mango?
No.
Gli europei non possiedono neanche i termini per nominare la miriade di piante e insetti che la popolano, figuriamoci per capire gli africani. E’ un paese in cui le simpatie individuali non contano e lasciano la decisione al clan e ai rapporti di parentela; in cui le case, se così si possono chiamare, di giorno si spopolano perché invivibili: in cui l’orologio non serve, perché una riunione incomincia quando le persone si riuniscono e un autobus parte quando è pieno. Le distanze non si misurano in chilometri, ma in unità di tempo necessarie a percorrerle, e i saluti si possono protrarre per decine di minuti, intermezzati da sonore risate, tanto, spesso, non c’è altro da fare.
Inconcepibile.

In un paese in cui la fame è quasi l’unico stimolo a costringerti a muovere i muscoli cotti dal sole, non ci si meraviglia più della disperazione che coglie una donna se le rubano una vecchia pentola; e, peggio, si comincia a capire perché sia così semplice per i warlords trovare soldati tra le miriadi di bambini affamati.
Poi i numeri perdono valore: le vittime di una guerra civile aumentano con la stessa tremenda neutralità con cui si aggiungono zeri su una calcolatrice.

E tutto ciò non cambia mai: arriva una carestia, una guerra, una frana, e quando passa, si raccolgono le poche cose rimaste e si va avanti.

No, noi, decisamente, non la capiremo mai, l’Africa.



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