Magazine Cultura
Ma veniamo a noi. Perché oggi pomeriggio, io, Fabio e, vista l'ora, un'allegra combriccola di pensionati (alcuni dei quali, secondo me, non proprio consapevoli di cosa ci facessero lì... ho sentito chiaramente la mia attempata vicina chiedere alla sua amica chi fossero venute a vedere) siamo stati al Centro Congressi Unione Industriale di Torino alla presentazione del libro "Mancarsi", durante la quale è ovviamente intervenuto il suo autore, Diego De Silva. Quanto adori questo scrittore credo di averlo già detto e ripetuto più e più volte. Eppure oggi ho avuto la conferma che dietro quella penna e quelle parole geniali, ci sia un uomo altrettanto geniale e incredibile.
Dopo la presentazione dell'autore e delle sue opere fatta dal giornalista Bruno Quaranta, De Silva ha preso la parola ed è riuscito a incantare la platea come il suo modo di parlare pacato, ironico, in cui a una verità profonda ha alternato sempre battute e momenti comici.
L'autore ha iniziato parlando del suo avvocato Malinconico, grandissimo personaggio protagonista dei suoi tre romanzi precedenti, da cui però a un certo punto ha sentito il bisogno di staccarsi, di allontanarsi, perché un po' lo stava fagocitando. Per questo ha deciso di scrivere qualcosa di diverso... ed è uscito fuori quel piccolo gioiello che, a mio avviso, è "Mancarsi". La storia raccontata dall'autore acquista ancor più profondità, soprattutto perché si è visto l'entusiasmo e la passione con cui è stata scritta e con cui ha delineato i personaggi. Il libro è stato poi il pretesto per parlare di altro: di amore, principalmente, e di quanto sia difficile riconoscerlo quando ce lo si trova davanti, di quanto a volte il destino possa portare a trovarsi ma anche, appunto a Mancarsi. E di come, una volta raggiunto non sia poi così facile da mantenere e di come, solitamente, "due persone che sono nate per stare insieme solitamente si lasciano"... (e qui ci ha anche intonato qualche nota di De Andrè)
Da lì è passato poi a raccontare il suo modo di intendere la lettura e la scrittura (uno scrittore di solito è uno che ha dei problemi... perché se uno è felice, non scrive), di come per lui siano più importanti i dettagli , gli episodi perché che non deve per forza capitare qualcosa perché un libro, ma anche un film, abbiano un senso. E questo effettivamente nei suoi libri viene dimostrato più e più volte.
De Silva ha poi toccato un altro argomento molto importante, ovvero il suo rapporto con la sua città, Napoli, e con tutto quello che rappresenta. Ha parlato del suo passato di avvocato e di quanto difficile sia esercitare questa professione in una città come quella, dove è normale "mentire sinceramente" per poter andare avanti e vincere le cause. Un mondo che lui non riusciva più a sopportare e che ha in qualche modo raccontato nelle vicende di Malinconico e di come questo gli abbia portato qualche antipatia nel mondo dei tribunali che prima bazzicava. E ha parlato di Roberto Saviano, attraverso aneddoti divertenti ma anche molto profondi...Come quella volta che sono andati insieme a Scampia a presentare un libro.
In quel momento, davvero, sarei salita sul palco ad abbracciarlo.
Oltre a un'immensa cultura e a un'incredibile capacità di gestirla e di mostrarla senza mai sembrare altezzoso o snob, De Silva ha dimostrato di essere in grado di coinvolgere ed emozionare non solo per iscritto ma anche a voce chiunque abbia la fortuna di poterlo sentire e vedere. Davvero, si pendeva dalle sue labbra, sia quando parlava semplicemente del libro, sia quando si dedicava ad aneddoti e racconti più personali.
E io sono uscita di lì semplicemente entusiasta, ancor più follemente innamorata di quest'uomo... e ovviamente con il mio solito siparietto al momento della dedica (mi succede sempre, quando incontro gli autori):
"Per chi metto la dedica?"
"Per Elisa"
"Oh, Per Elisa, come la composizione di Beethoven... che dedica ambiziosa!"
e ovviamente l'ha scritto.
("Per Elisa... una dedica un po' ambiziosa")
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