Sono arrivata al Circolo dei Lettori di Torino con un'oretta di anticipo, dopo una lauta cena in compagnia di un'amica. L'incontro era riservato ai possessori delle tessere del circolo e, anche così, ci è stato consigliato di arrivare molto in anticipo perché buona parte dei posti sono stati riservati (da quelli con la tessera più cara della mia). In mia compagnia, Elisa, una ragazza che ho conosciuto qui sul blog e che mi ha fatto un piacere immenso vedere per la seconda volta dal vivo.
Il lampadario della sala Grande del Circolo dei Lettori
(mille lampadine, ma tutte a risparmio energetico)
Carofiglio è arrivato puntuale, si è seduto e la sua presentatrice ha preso la parola per presentarlo. Ed è stato evidente fin da subito che qualcosa non avrebbe funzionato.
Un po' civettuola (per carità, Carofiglio è un bell'uomo), un po' confusa, ci sono voluti almeno dieci minuti prima che lasciasse effettivamente parlare lo scrittore.
Carofiglio ha parlato di un sacco di argomenti interessanti, non limitandosi esclusivamente alla presentazione e alla promozione di Il bordo vertiginoso delle cose, libro da poco pubblicato dalla Rizzoli. Ha parlato del suo modo di scrivere e del suo modo di vedere la scrittura. Un argomento molto interessante che da solo avrebbe potuto tener viva una conversazione per ore. "Diffidate dagli scrittori che dicono di scrivere per se stessi, perché se così fosse non proverebbero nemmeno a pubblicare" ... avrei voluto salire sul palco e abbracciarlo, perché se uno vuole scrivere solo per se stesso, terrebbe un diario chiuso a chiave in un cassetto, non darebbe un testo in pasto a editori e, soprattutto, ai lettori. "Diffidate dagli scrittori che dicono al lettore come dovrebbe leggere un loro libro. Il lettore ha sempre ragione, se motiva la sua interpretazione. L'autore può essere in disaccordo con lui, certo, ma non può dire che ha sbagliato". Mettersi a litigare con un lettore è una delle cose peggiori, a mio avviso, che un autore possa fare. Certo, dipende da come il lettore si pone, ma uno scrittore non può dirgli "non hai capito niente", può dirgli "io non volevo intendere quello" (e di nuovo, avrei voluto salire sul palco e abbracciarlo). "C'è una differenza tra narcisismo dello scrittore (tutti gli scrittori sono narcisisti e hanno un loro ego) e narcisismo della scrittura". E qui si riferiva a quei libri volutamente criptici, scritti per dimostrare di saper scrivere. E oltre a queste frasi ne ha dette anche altre, su cui, come vi dicevo, si sarebbe potuto dibattere per ore e che invece si sono concluse con la presentatrice che dice: "Molto belle le parole che hai detto. Andiamo avanti" (e qui, volevo salire sul palco e menarla).
Ha poi parlato della situazione politica del passato, quella raccontata nel suo libro ("ma davvero credevano di fare la rivoluzione ammazzando persone che non c'entravano niente?"... frase più o meno condivisibile, ma che comunque racchiude il senso delle sue parole e della sua opinione), ma anche di quella del presente con il suo ruolo da deputato per il PD conclusosi da poco ("Ho dichiarato apertamente il mio dissenso nei confronti delle primarie dei parlamentari... e non sono più stato richiamato a fare il parlamentare").
Ha letto due passi del libro, ha provato a fare battute (il racconto della telefonata al suo editor per annunciargli che avrebbe scritto parte del libro nuovo in seconda persona è stato bellissimo) e risposto a qualche domanda del pubblico ("Perché ha lasciato la magistratura?"- "Perché il lavoro di scrittore per me ha preso il sopravvento e non sarei più riuscito a mettere il lavoro di magistrato in primo piano"- "Quindi è prigioniero dei suoi personaggi?" "Non mi sembra di aver detto questo, scrivo perché mi piace e perché mi va di farlo").
Un momento molto bello è stata la consegna all'autore di una copia di Testimone Inconsapevole tradotto in Swahili. Un progetto voluto da Mohamed Aden Sheikh per portare la cultura italiana negli ospedali somali.
E poi, ovviamente, alla fine c'è stato il firmacopie. Avrei voluto fargli autografare un paio di libri ma non ho osato, c'era troppa coda e la presentatrice era ancora lì sul palco insieme a lui con sguardo arcigno. Quindi, gli ho dato solo Testimone inconsapevole, dicendogli che il libro nuovo l'ho letto ma in ebook e farlo autografare sarebbe stato un problema. Lui mi ha risposto che una volta qualcuno gliene ha fatto firmare uno, ma che effettivamente è un bel problema.
Anche a distanza di ore dalla conclusione della presentazione, dopo averci dormito su (e dopo un imbarazzante episodio che mi è successo nel parcheggio), non riesco a togliermi di dosso una sensazione di delusione. Avevo tantissime aspettative per questa presentazione (se seguite il blog, sapete quanto io ami Gianrico Carofiglio), ero curiosa di sentirlo parlare e di sentirlo interagire e mi sono ritrovata di fronte a una presentazione piatta, a tratti quasi noiosa (non che l'autore fosse noioso, sia chiaro, ma senza qualcuno a farti "da spalla" difficilmente si può parlare di certi argomenti senza, alla lunga, annoiare un po'), ravvivata solo dai suoi tentativi di rivolgersi direttamente al pubblico e ignorare, seppur in modo molto elegante, la presentatrice (che ha chiamato Guerrieri "ispettore". Senza parole.) Peccato, davvero.