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Ok, non ho ancora letto il libro ed effettivamente andare a una presentazione di qualcosa che non ho letto un pochino mi indispone: ho sempre paura o di non capire di che cosa stiamo parlando o di capirne troppo e rovinarmi così la lettura. Però era da parecchio tempo che volevo assistere a un incontro con questa per me fantastica scrittrice torinese. E quindi chissene frega. Prendiamo e andiamo alla presentazione.
Innanzitutto, la biblioteca Movimente di Chivasso è un posto bellissimo che se non fosse così distante, e non avesse orari di apertura non proprio agevoli, frequenterei quasi tutti i giorni. E’ nuova, è luminosa, è spaziosa, è bianca e verde, è piena di libri e di giornali, ma anche di pc, di dvd e, soprattutto, di gente. Che si siede e legge, che naviga, che sfoglia giornali. C’ero già stata in passato, ma solo di sera, e ora ho avuto la conferma che è proprio un posto a misura di lettore.
Ma veniamo alla presentazione. Dunque, l’evento era organizzato dalla biblioteca e dall'Associazione Buongiorno Canavese e a moderare l’incontro c’era proprio il suo presidente, Roberto Tentoni.
Durante la presentazione si è parlato, come logico che sia, principalmente di La ragazza di fronte, libro da poco uscito per Mondadori (ma che ha una copertina tremendamente simili ai Garzanti). Si è parlato dei vari temi e dei vari personaggi, forse un pochino troppo a fondo per chi non ha letto il libro, ma anche della scelta della scrittrice di allontanarsi dai gialli, tema dominante dei suoi romanzi precedenti, quelli con la profia Camilla Baudino. Un po’ perché Margherita Oggero è sempre stata controcorrente (“ho iniziato a scrivere gialli quando non erano poi così di moda, e ora che lo sono tornati ho deciso di smettere”), un po’ perché comunque in realtà continua a scriverli, ma per la tv (ha anticipato che a ottobre andranno in onda le nuove puntate di Provaci ancora prof). Insomma, in questo nuovo libro ha voluto cimentarsi in altro, parlare di amore e di sentimenti, senza però abbandonare quello che, secondo me, è uno dei suoi personaggi principali, ovvero Torino. Non penso che Margherita Oggero, piemontese di nascita e soprattutto di stile (sia sulla carta sia dal vivo!), possa scrivere un romanzo ambientato da qualche altra parte.
La cosa più bella dell’incontro sono stati i buffi aneddoti che è ha piazzato qua e là durante il dialogo con Roberto Tentoni. Tipo il suo odio profondo per le Stelle di Natale, che abbandona immediatamente sul balcone sperando in una gelata assassina. O di quando, raccogliendo informazioni per scrivere il libro, ha scoperto che il treno Frecciarossa nelle tratte brevi ha un solo conducente. Alle sue rimostranze, le hanno risposto “Beh, la metropolitana di Torino non ne ha nessuno. Meglio uno che nessuno, no?”. O di quella volta che su un volo Air France ha chiesto alla hostess di metterle nella cappelliera il bagaglio perché lei è piccolina e non ci arriva, la hostess le ha risposto che è piccolina anche lei, di chiedere a qualcun altro e allora lei le ha risposto che potrebbe cambiare mestiere. Cose piccole, che mi rendo conto che scritte non hanno lo stesso effetto, ma che sentite dal vivo lasciano trasparire anche di persona tutto quello che ho sempre amato nei suoi libri. L’accorgersi dei dettagli, anche quelli più scemi, l’osservare il mondo e trarne una storia, seppur breve. Alla domanda su come si fa a scrivere dei libri così, Margherita Oggero ha parlato proprio di questo, dell’importanza di osservare il mondo, di vivere in mezzo agli altri, di provare empatia, per le persone e il mondo circostante. (Sottolineando che non sono sicuramente i 5000 amici di Facebook che fanno sentire una persona meno sola e più empatica, ed elogia poi la lectio magistris di Umberto Eco, riassumibile con “Facebook da’ voce agli imbecilli”). Se non si osserva il mondo, cosa si ha da raccontare?
Al termine della presentazione, non avendo il libro, mi sono defilata, pensando che suocero rampante mi seguisse. Invece lui si è avvicinato al bancone, ha acquistato una delle poche copie disponibili, è andato da Margherita Oggero e poi mi ha raggiunta, porgendomi il libro e dicendomi “Tieni, te l’ha autografato”. E quindi, ta-da! Libro nuovo e autografo nuovo!
Insomma, l’incontro è stato piacevole e a tratti molto divertente. Avrei forse parlato un po’ meno del libro in sé e un po’ più di come è nato e di Margherita Oggero scrittrice. Ma è comunque andata bene anche così. E sono contenta che lei sia esattamente come me l’ero immaginata.
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