Non so se incontrarti a Ballarò
sotto i vicoli eccitati dalla folla e dalla frutta
o se sulle balàte scivolose di ricordi di acqua e pesce spada
che ci portano alla Vuccirìa
odori frenetici e passionali di polpo e profumi di donne
misti fino alla cala
al bagliore del sole che se ne fotte e se ne va.
Potrei spingermi lungo la lingua di terra e polvere
che l’asfalto ha dipinto fino a Porta felice
stretti stretti uomini insetti delinquenti e motorini
si sorseggiano l’esistenza
salendo e scendendo fino al mare o fino al cielo
carte e cartoni sparsi
sulle teste di ciclopi e delle stagioni spagnole dei
Quattro Canti
ti vedo per un attimo tendere la mano
non sappiamo dove andare da qui
solo angoli privi di ombra e granite confuse con
panelle
e ancora germi di speranza sparsi sui marciapiedi.
Oserei portarti in via Alloro e baciarti poi davanti la fontana del Genio
se così si chiama
intorno le auto girerebbero ignorandoci
e i venditori di rose cercherebbero di corrompermi
dimenando il fiore come su una tavolozza per dirci qualcosa.
Non mi importa cosa darti o cosa dirti
sentiremmo soltanto le fauci del traffico fino a via Roma
ti stringo la mano ancora
ti tolgo il cappotto
fa caldo qui dove si vedono le navi
e Monte Pellegrino
ti tengo stretta,
sei con me
a Palermo.
Pietro Maria Sabella All rights reserved