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“Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni”

Creato il 04 dicembre 2010 da Cinemaleo

“Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni”

2010: You Will Meet a Tall Dark Stranger di Woody Allen

“Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni”
“Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni”

Critiche quanto mai discordi per l’ultimo film del settantacinquenne regista, presentato fuori concorso a Cannes:

“…un film decisamente a corto di verve” (Comingsoon), “Noioso e didascalico” (Everyeye.it), “…il film non è divertente né drammatico, è solo inerte” (L’Unità), Una commedia senz’anima, senza una storia da raccontare, senz’alito. Esausta” (El Mundo), “Si guarda, ma tutto sembra già visto e sentito altrove, oltretutto in maniera migliore” (FilmUp), Più Allen invecchia e più la sua linfa creativa si rigenera (Il Tempo), “Da non perdere” (Repubblica), “Il miglior film londinese di Woody Allen (The Guardian), “Una profonda riflessione” (MyMovies).

Il tema è quanto mai tragico: si parla di quanto le cose nella vita siano precarie, di come l’amore sia inutile, di come siano vani i tentativi di abbattere la solitudine, di come sia destinata alla sconfitta la ricerca della felicità, di come insoddisfazione e insofferenza caratterizzino i rapporti di coppia. Una buona dose di ironia e la convinzione che la fantasia e le illusioni possano alleviare una triste realtà alleggeriscono il tutto.

Una visione profondamente cinica. Un film profondamente pessimista (non per niente il film inizia con la citazione shakespeariana, tratta dal ‘Macbeth’: “La vita non è che un’ombra in cammino; un povero attore, che s’agita e che si pavoneggia per un’ora sul palcoscenico e del quale poi non si sa più nulla. E’ un racconto narrato da un idiota, pieno di strepito e di furore, e senza alcun significato”). Un film diverso da quelli a cui Woody Allen ci aveva ormai abituato: non altamente drammatico tipo Settembre, Interiors, Un’altra donna…, non ricco di battute e gag tipo La dea dell’amore, Manhattan, Stardust Memories

Lo schema è sempre lo stesso: intreccio di vari personaggi e storie, passaggio rapido dagli uni agli altri, l’abbondanza di dialoghi preferita all’abbondanza di azioni, lo stile asciutto ed essenziale. Non manca la rituale strepitosa e accattivante colonna sonora. Il ritmo però è meno nevrotico del solito, i personaggi meno caratterizzati, l’irriverenza meno tagliente… l’andamento più teatrale (1).

Da plauso l’intero ricco cast.

note

(1) Positiva l’assenza di un alter-ego del regista (a meno che, ma per lui speriamo di no, sia adombrato nel personaggio interpretato da Hopkins)

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