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Ora l'ho visto e mi sono sentito nudo. Non so, magari è capitato ad altri che qualcuno ha saputo caratterizzarli con l'esattezza spietata di un imitatore, dicendo qualcosa di intimo su di lui, come se puntasse il dito inquisitore. A me capita abbastanza spesso con i miei alunni: ma d'un tratto ti dimostrano che ti conoscono a fondo e non sai da dove, non sai perché. Lo stesso è accaduto, ora, con questo Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni: non dico Woody Allen, ma chi ha pensato a me a proposito di questo film forse dovrebbe dirmi qualcosa che io ancora non so.
Sono arrivato solo di recente ad amare molto questo regista colto e ultrasnob ora che ha diluito il suo tocco corrosivo e isterico, temperando la sua nevrosi in una dirompente, ma autentica irrequietezza affettiva e intellettuale. Sentimenti e verità si intrecciano con debolezze e menzogne in improvvise idiosincrasie, miscugli fatali per persone e circostanze, balenii dionisiaci degni di Erasmo da Rotterdam e serena sguardo sulle più sbilanciate circostanze.
Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni reca, nel titolo, una sbrigativa quanto generica profezia di felicità proferita come una presa di distanza. In effetti, il film è costruito sulla base di questo distacco, come una galleria di sguardi solitari e per nulla compatibili.
C'è Helena (la straordinaria Emma Jones, tutto carattere ed eleganza), una donna che cerca di compensare le proprie frustrazioni di moglie abbandonata (per l'assenza di un erede maschio della coppia) con la terapia di una profetessa indegna di qualsiasi rispetto (l'eccellente Cristal di Pauline Collins). C'è, appunto, l'ex marito di Helena, Alfie (un Anthony Hopkins molto simpatico e straordinariamente in parte), che lascia una donna straordinaria per finire tra le gambe della procace, avida e imbecille Charmaine (Lucy Punch, che interpretava un ruolo molto simile nel bel film di Istvan Szabo La diva Julia).
Ma, se scendiamo alla generazione più giovane, le cose non vanno meglio e sono, in parte, speculari.
Sally (l'ottima Naomi Watts), intelligente conoscitrice d'arti, lavora come segretaria tuttofare in una galleria, innamorandosi del suo datore di lavoro, Greg (Antonio Banderas, molto convincente e davvero almodovariano), pur essendo sposata, ormai da anni, a un uomo che non vuole renderla madre. Questi, Roy (Josh Brolin), si invaghisce della giovane dirimpettaia, Dia (la splendida - e brava - Freida Pinto, già coprotagonista del blockbuster bollywoodiano The Millionaire): con la bellissima musicologa prova a rifarsi delle frustrazioni di scrittore fallito e genero poco amato.
In più, la coppia deve resistere alle provocatorie visite improvvise di mamma Helena, capace di una fedeltà senza pari alla credenza delle "altre vite": reincarnazione autentica dell'amore e di una fede genuina nelle proprie illusioni, la donna conduce il gioco prendendo le parti in un narratore con le mani in pasta nella vita dei suoi personaggi, ma incapace di dar loro un corso unitario. Le voci rimangono inascoltate, intransitive, coagulate in un romanzo corale di solitudini e di suoni dall'intelligenza di una regia elegante, con un dispendio di citazioni (Shakespeare, Keats, Boccherini, Mozart. Donizetti) che non comporta mai la perdita della misura, ma soffrono della disperazione di Macbeth (comune a Match Point) nella ricerca di un senso alla vita terrena:
Life's but a walking shadow, a poor player
That struts and frets his hour upon the stage
And then is heard no more: it is a tale
Told by an idiot, full of sound and fury,
Signifying nothing. (Shakespeare, Macbeth, act 5, sc. 5)
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