Benedetta Tintillini
di Benedetta Tintillini
Incontro Massimo in occasione di un evento organizzato dall’Associazione Culturale Matavitatau, di cui faccio parte, e alla fine della chiacchierata arrivo ad una, dolceamara, conclusione: egli rappresenta, in tutto e per tutto, la situazione attuale della nostra città (Todi) e del nostro Paese. Impegnato, interessato, preparato, generoso, dona tutto se stesso per aggiungere valore a ciò che già di meraviglioso abbiamo, nel silenzio e l’indifferenza più totale. Per qualche motivo a me sconosciuto, i nostri
Massimo Bilancini
amministratori non valorizzano, spronano, o incoraggiano, anzi, cercano di demotivare in ogni modo quanti, come Massimo, in modo totalmente gratuito, solo per senso civico e amore per la propria città, cercano di valorizzarla. Sia chiaro, io non mi occupo di politica più di quanto essa si occupi di me, ma questa premessa mi è doverosa.
Da ormai 15 anni, mi racconta, impegna tutto il suo tempo libero in ricerche di storia locale, e si occupa del restauro e del mantenimento di beni culturali minori.
Ha già due importanti pubblicazioni alle spalle, ci tiene a precisare, nessuna delle quali stampata con contributi pubblici di sorta: la prima “La Fabbrica della Piana”, pubblicata a quattro mani con l’amico archeologo Valerio Chiaraluce, e la seconda, alla quale è particolarmente legato, “Brucia il Vignola”, e della quale ho intenzione di trattare in un prossimo articolo.
La prima pubblicazione è strettamente legata all’attività di trekking urbano di cui accennavo nelle prime righe, e riguarda i documenti relativi alle ricerche effettuate riguardo ad un cantiere ottocentesco situato lungo una dorsale del colle di Todi sottoposta a continui smottamenti.
Le ricerche hanno riportato alla luce, ed ora reso praticabili anche ai non esperti, le gallerie realizzate per il drenaggio delle acque che rendevano il terreno cedevole, ad hanno portato alla luce, grazie al contributo non solo teorico ma anche pratico di Massimo e Valerio, oltre alle gallerie, un complesso di tre delle vasche, chiamate Fontana dei Bottini, che saranno tra le mete oggetto di visita. Di tali vasche era visibile solo il muro superiore, essendo rimaste sepolte dai continui cedimenti.
Dopo quindi una prima opera di rimozione del terreno sovrastante, ora Massimo ne cura il mantenimento, a titolo assolutamente gratuito, tagliando le erbacce ed effettuando la manutenzione ordinaria rendendole fruibili a chiunque volesse visitarle. Cos’altro dire se non encomiabile.
Mi racconta dei suoi sogni e dei progetti futuri per Todi, ha in cantiere un nuovo libro che con tutta probabilità uscirà il prossimo anno, e mi racconta di un piccolo ma grande sogno nel cassetto: rendere fruibile al pubblico, per piccole mostre d’arte o quant’altro, l’ambiente che si trova sopra l’arco medievale di Porta Fratta, rione in cui è nato ed abita ed al quale è oltremodo legato. In quell’ambiente si rilevano ancora, anche se in pessimo stato di conservazione, degli affreschi cinquecenteschi, mi fa notare la figura di un monaco domenicano, accanto ad altre decorazioni più recenti. Con pochi euro si potrebbe rendere accessibile, in attesa di tempi migliori per un restauro adeguato, ma nonostante si sia offerto lui stesso di sponsorizzare questa prima piccola opera, non si sa per quali motivi l’amministrazione non sia dello stesso avviso.
Eppure da quell’ambiente si gode una meravigliosa e suggestiva vista su Todi. Che sarebbe ora di guardare da una nuova prospettiva.