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Incontri ravvicinati del Quarto Tipo…col cinema spazzatura però!

Creato il 12 settembre 2013 da Postscriptum

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Se avete un paio d’ore buone da sprecare (nel vero senso della parola) guardando un film sugli alieni assolutamente inutile e pretenzioso, ebbene, Il Quarto Tipo di Olatunde Osunsanmi è quello che fa per voi.

Il film, che in realtà è un mokumentary, una parolina gentile inventata dagli amici americani da usare al posto di “cazzata” narra una storia fittizia (inventata) su fatti (presunti) accaduti nella amenissima cittadina di Nome in Alaska, un poco ridente paesino raggiungibile solo per via aerea che conta meno di 2000 anime.

Il mistero (documentato) riguarda delle misteriose sparizioni avvenute con regolarità preoccupante nell’arco del trentennio 1960-1990; in aggiunta si trovano parecchie informazioni circa avvistamenti “strani” da parte degli abitanti di Nome nel corso degli ultimi anni.
La storia del film ricama su questi misteri attorcigliandosi intorno alle avventure della psicologa Abigail Tyler alle prese con il dolore per la morte del marito e la fissazione per gli studi che egli stava conducendo.

[Attenzione: seguono spoiler]

Dopo la morte del marito Will, la psicologa, ovvero la bella Milla Jovovich (unica cosa apprezzabile del film), torna a Nome coi figli per continuare gli studi del consorte su alcuni disturbi comportamentali degli abitanti della cittadina: amnesie, ossessioni da volatili notturni e insonnia collettiva. Quello che Abigail non immagina è di dover combattere contro un muro di reticenza e omertà eretto dai poveri pazienti ipnotizzati perché terrorizzati da una entità cattivissima che li rapisce e li rimprovera in sumero!!!

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Grazie ai suoi esperimenti Abigail capisce che il sumero è in realtà un alieno parecchio cattivo che vuole coprire le sue tracce ma lei è decisa ad inchiodarlo così se ne frega degli avvertimenti che quello le invia tramite i pazienti, alcuni parecchio espliciti, e cerca di scoprire quanto più possibile sullo sgradito ospite. Dalle registrazioni audio delle sedute di ipnoterapia condotte dal marito viene fuori una frase strampalatissima e intraducibile che suona come una minaccia ma niente può distogliere la nostra eroina dalla sua missione. Nemmeno un energumeno che fluttua 50 cm sopra il suo materasso contorcendosi e vomitando con una vocina carina carina una serie di improperi in sumero e in inglese. Tanto per essere chiaro.

Ma il bello deve ancora venire.

Messo alle strette dalla tenace psicologa il sumero alienato non può far altro che rapirle la figlia (il quarto tipo di contatto con le entità extraterrestri è proprio il rapimento) come punizione per avergli scassato le pal…pardon…per averlo importunato così a lungo. Abigail però insiste e cerca di mettersi in contatto con l’intruso rapitore, il quale alla fine non ne può proprio più e in un impeto di collera dice di essere Dio. E’ il massimo.

Nell’ultimissima scena appare anche il regista che quasi quasi minaccia di offendersi se non volessimo credere a questa bella storiella che gli è venuta in mente.

Per come la vedo io, il miglior film sugli alieni mai girato è Navigator di Randal Kleiser, anno 1986.


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