Magazine Cultura

Incontri ravvicinati del tipo che quelli del terzo erano meglio

Creato il 16 aprile 2015 da Margheritadolcevita @MargheritaDolcevita

Non fate come coi libri che davano da leggere a scuola. Qua le premesse sono mandatorie.

Premessa 1

Attualmente (per motivi troppo lunghi da spiegare) l’erba in giardino la taglio io usando un tagliaerba a spinta. A breve sarà mandato in pensione per soluzioni più confortevoli, ma ora è così. Il tagliaerba a spinta è silenzioso, non consuma, ha tante belle qualità. Il punto è che si fa una fatica bestiale. E io che non sono esattamente in formissima faccio ancora più fatica. Quindi uno che mi vede mentre taglio l’erba con il tagliaerba a spinta può benissimo pensare che io stia avendo un infarto e non andrebbe tanto lontano dalla verità.

Premessa 2

Non ho un gran rapporto coi vicini di casa o più generalmente con chi sta dalle mie parti. Un rapporto di reciproca indifferenza, condito talvolta dalla mia maleducazione. Insomma se dovessi fare una brutta fine nessuno dei miei vicini direbbe mai “Era una brava ragazza, gentile, simpatica, salutava sempre”, perché io non saluto mai nessuno. Sono anche convinta che in ogni condominio, via o, allarghiamoci, quartiere ci sia una famiglia che ha una vita un po’ da soap opera. Sapete quelle cose che uno vede in tv e pensa “Ma dai, ma a chi vuoi che succeda una roba del genere!”. Ecco, a loro, a quella famiglia lì. Io ce l’ho di fronte a casa. Non conosco bene la situazione, so che ci vive lei, Mamma Di Alice (ignoro il suo nome, per me esiste in quanto madre di un’altra persona, lo so, non è una cosa che mi fa onore). Alice è una tizia con cui cantavo nel coro della chiesa (ebbene sì), all’epoca mi sembrava molto più vecchia di me, ma quando si hanno 12 anni anche chi ne ha 20 sembra anziano. Diciamo che ha 40 anni. Ne dimostra comunque meno di me quindi Alice se leggi 40 anni possono pure essere 37 o 38. Mamma di Alice ci vive sola ma negli anni, tra lei e la figlia (con figlia a carico, non so se esiste un marito/fidanzato, ‘sta creatura un padre ce l’avrà da qualche parte), si sono susseguiti una serie di uomini con cui hanno avuto relazioni… turbolente? Che si sono interrotte… bruscamente? Ma sì. Per turbolente intendo che ogni tanto c’erano i carabinieri, che si sentivano spesso delle urla che duravano ore. Per interrotte bruscamente intendo che tiravano le valige e i vestiti al seguito giù dalla finestra, cose del genere, con uscite di scena memorabili del tipo “Se esco dal cancello non mi vedi più” (il che è probabile dal momento che il cancello si affaccia su una provinciale). Adesso si sono calmate. Alice “fa la mamma”, qualunque cosa voglia dire, Mamma di Alice c’ha i suoi annetti e la gelateria l’avrà pure chiusa, no?

Premessa 3

Per me il giardino è un’estensione della casa. Anche il mio giardino è casa mia. Ergo in giardino, anche se si affaccia sulla strada, anche se i vicini vedono, anche se anche se, in giardino ci sto vestita (o svestita) come cazzo pare a me. Sì sono brusca. Sì. Ma è una decisione che ho preso, scientemente. Io ho deciso che se voglio uscire in mutande nel mio giardino posso farlo. Chi passa e mi vede pensa che io sia un botolo lardoso che dovrebbe coprirsi il più possibile? Eh beh, mi dispiace, cazzi suoi. Il botolo lardoso nel suo giardino si veste come cazzo vuole. Diciamo che se passa un agente di modelle non mi ferma per lasciarmi il biglietto da visita. Ma è una scelta. Io scelgo di stare nel mio giardino come cazzo mi pare. Basta.

Premessa 4

Mia mamma è morta 7 anni e mezzo fa. Sono tanti, sono pochi, lo lascio decidere a voi. Quando si perde un genitore (o più in generale quando muore qualcuno di caro), non so se è la biologia a dirlo oppure se succede così e basta, si piange, si soffre, si elabora, si piange, si soffre ancora, ma poi si va avanti. La vita non finisce. E magari passo per insensibile, non lo so e nemmeno mi interessa. Ma dopo 7 anni e mezzo io a mia madre ci penso sì, naturalmente, ma non piango più, non ho più la faccia affranta, cerco di pensare a lei e di ricordare di lei le cose belle, positive, i momenti piacevoli trascorsi assieme. E non è facile, credetemi non è facile, specialmente quando una persona è stata malata 8 anni, specialmente quando il mondo intero sembra volersi ricordare di lei solo la malattia, solo l’ospedale, solo la chemioterapia. Ora, se c’era una persona che non ha mai voluto lasciarsi definire dalla malattia quella era mia madre. Da viva. Ora che è morta ci devo pensare io. Datevi una calmata. Una persona che ha il cancro non È il suo cancro, è una persona. Quindi se dovete parlarmi di mia madre io vi ascolto volentieri, ma se iniziate a tirar fuori di quando faceva la radioterapia, di quando era all’ospedale a fare questo, di quando era nell’altro ospedale a fare quell’altro per me potete pure andare a fanculo senza che io mi sforzi troppo di mandarvici.

Le premesse sono finite.

(andate in pace)

(so che l’avete pensato)

Ieri mattina tagliavo l’erba, tranquilla, per modo di dire, come si può essere tranquilli quando si è sull’orlo di un infarto, ma relativamente tranquilla sì. Indossavo crocs verde mela (of course), dei leggings rossi (solo che mi stanno molto larghi, deve essere tipo una taglia 80, per cui non mi stanno come dei leggings, ma come dei pantaloni normali che tendono a cadermi), maglietta scolorita che mi sta corta e quindi tra pantaloni che cadono e maglietta ristretta c’è una fascia scoperta che fa vedere le mutande e la canottiera infilata nelle mutande. Un incrocio tra Pinco Panco e il topo Gas Gas di Cenerentola.

Arriva Mamma Di Alice. Attraversa la strada ed entra nel mio giardino. Questo il dialogo

  • Ciao Darcy, come stai?
  • Tutto ok
  • Mhhh
  • E’ faticoso tagliare l’erba con quell’attrezzo eh?
  • Ma no, non tanto [no, sto solo schiumando e mi sta esplodendo il collo ma tutto ok!!!]
  • Ma tu come stai?
  • No io sto bene [me l’hai chiesto letteralmente 10 secondi fa]
  • Eh qua tutta sola…
  • Veramente vivo con mio padre
  • Eh ma senza la mamma…
  • Eh mi ricordo la mamma, anche negli ultimi giorni
  •                      [ma figurati se mia madre negli ultimi giorni stava in giardino appresso a te]
  • Però almeno hai il papà…
  • Già
  • Ma non sei triste?
  • In che senso?
  • Eh qua tutta sola, con il tuo papà
  • Mhh no, io sto bene [povero Anacleto! Ma che è, il figlio della serva?!]
  • Eh anche io sono tutta sola
  • Mi dispiace [stai per caso cercando di paragonare le nostre due situazioni?]
  • E’ brutto essere soli
  •                   […………………………………….]
  • Vabbè, ti lascio, scusa se ti ho disturbato Darcy
  • Ma no, si figuri [vorrei tanto usare il tuo nome ma non so come ti chiami e non posso chiamarti Mamma Di Alice]
  • E’ che ogni tanto ti vedo qua, sempre tutta sola e anche io sono sempre tutta sola
  • Mi dispiace [CHE COSA VUOI CHE TI DICA]
  • Vabbè, ciao, buona giornata
  • Arrivederci

Allora. Lo so che sono maleducata, che sono assolutamente inadatta a sostenere una conversazione adulta. Lo so. Non è un grosso problema perché io le conversazioni adulte le evito. Ho problemi con le persone, nello specifico una categoria che mi mette estremamente in difficoltà è quella delle persone molto sole che però patiscono la loro solitudine e cercano di parlare con tutti, di creare legami con tutti, anche legami brevi, effimeri, anche il tempo di stare in fila alla cassa del supermercato. Ecco, con persone così io non so assolutamente come rapportarmi. Io sono sola, non ho amici, non ho figli, non ho mariti, ex mariti, fidanzati, amanti, non ho nonni, non ho una madre, ho solo un padre, due o tre conoscenti, due zii che meno li vedo e meglio sto, una cugina che vedo una volta al mese. Sono sola, a volte mi succede di soffrire un po’ per questa solitudine, ma generalmente non la patisco. E’ una solitudine scelta nel corso degli anni, è una solitudine che mi capita ogni tanto di mettere in discussione, ma alla fine ritorno da lei, la solitudine che tu mi hai regalato io la coltivo come un fior. Ecco perché le persone come Mamma Di Alice (o come la Signora Maria che gestisce la tabaccheria ricevitoria del paese) mi mettono in difficoltà. La Signora Maria ogni volta che vado mi chiama per nome (!!!), cerca di attaccare bottone, per non parlare di quando la incontro dal dottore e l’attesa è lunga (l’ultima volta un’ora e 35 minuti!!!) (sì sto abusando di punti esclamativi ma è solo per farvi capire il mio stato d’animo molto provato dagli eventi!!!). Io vorrei solo dire loro: “A me dispiace se siete sole, non lo so se lo siete sul serio o se vi ci sentite e basta, ma mi dispiace. Però ecco io non sono la persona giusta per voi, io non vi capisco, io posso anche non parlare con nessuno all’infuori di mio padre per giorni e giorni senza problemi, mentre voi siete così piene di voglia di relazionarvi che non vi capisco. Quindi insomma andate altrove vi prego, per la mia salute mentale e per la vostra salute fisica”. No perché a volte un sasso in testa la Signora Maria se lo becca. Che è tanto gentile, tanto disponibile, ma anche tanto tanto insostenibile. A Mamma Di Alice invece suggerisco di attaccare bottone con la Signora Beatrice che è stata all’ospedale e quando tutti credevamo che fosse schiattata invece è tornata e ora fa le pulizie in mezzo alla strada, magari sono due anime affini e non lo sanno.



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :