(Pubblicato da Emma su Blu Agorà Caffè il 18 ottobre 2004)
Ora le persone del teatro si affrettano; raggiungono gli accessi alla platea e alla galleria, mentre io, in fremente delusione, tento di scoprire se qualcuno ha avuto un impegno imprevisto; chissà, forse due prenotazioni non sono state ritirate... Invece nulla; è tutto pieno. Mi guardano, alla biglietteria, nella mia garbata insistenza e qualcosa li impietosisce. Sopraggiunge l'idea che potrei avere due posti laterali, al limite del decoro, in platea, proposti ad una cifra considerevole.
Non esito; corro in corridoio, entro a spettacolo iniziato, in un palchetto. Mi hanno già avvertita: i sovratitoli, in italiano, non saranno particolarmente visibili da quel punto. Ma lei conosce il francese, vero? Michel è in scena. Mi è familiare, come Jean Louis Trintignant; ricorda adulti conosciuti durante l'infanzia e d'improvviso il cinema si mescola alla vita reale. Poi arriva la voce; le esitazioni, la naturalezza intensa, un'invecchiata, suadente dolcezza. Très francais.