Magazine Diario personale

Incontro posted by Alberto Castrini

Da Parolesemplici

incontroNon l’avevo notato subito, da quanto era in attesa?

E’ sera, imbottigliato all’ennesimo semaforo, sto tornando a casa; dal mattino scende senza pausa una pioggia noiosa che, quasi fosse un filtro grigio, smorza ogni tonalità, iniettandoti sotto pelle una malinconia opprimente. Lui mi guarda oltre il finestrino dell’auto, non parla, tende solo la mano deciso; piccolino, forse dieci anni, solito colorito olivastro e capelli neri spettinati che gocciolano sul giubbino sporco e intriso d’acqua. Il suo sguardo è diretto, come quello degli innocenti, e ti penetra fino al fondo, costringendoti, non reggendolo, a guardare altrove. Non c’e preghiera nel suo atteggiamento, solo richiesta, ma quanta mestizia!

Sarà stato addestrato, mi tranquillizzo; sono cosi bravi a fingere che l’imparano prima di parlare, per loro è come un gioco !

Stasera porterà l’incasso alla madre ridendo.

Oppure lei l’attende, spiando ogni giorno la strada tra le aride colline del Montenegro?

M’imbambolo con le mie riflessioni e dimentico anche il solito rifiuto.  Quel  suo sguardo però mi ha lasciato dentro un rodimento; lo seguo nello specchietto, ora è passato all’auto successiva e riceve un altro no. Con la stessa espressione triste lui torna al marciapiede, solo, senza compagni, nemmeno un passante, unicamente auto che vomitano gas. Si siede a terra, bagnato sul bagnato. Un piccolo cane bianco, chiazzato di nero, I’annusa e prima ancora di ricevere una carezza riprende il suo girovagare.

 Io non stacco più gli occhi dal bambino. Ma cosa fa?

Il suo viso ora è teso; la bocca aperta, i pugni stretti. La pioggia agitata da un po’ di vento lo sferza ed anche l’oscurità m’impedisce di vedere. Piange o canta?

Guardo meglio per capire quella bocca spalancata. E’ un grido! Ma a chi chiede aiuto? I suoi grandi occhi neri ora guardano lontano, oltre gli alberi, oltre le case che lo circondano, ma cosa cercano disperati?

A chi chiedono soccorso?

 Non lo saprò mai, quello dietro mi strombazza nervoso; il verde è acceso da tempo.

 Sono passato anche i giorni successivi a quell’incrocio, ma del piccolo zingaro nessuna traccia; il vento che l’aveva portato se l’è già ripreso.


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