Adobe ha commissionato a Edelman Berland una ricerca sulla comunicazione d’impresa. Lo studio: “The State of Online Advertising” è stato condotto tra ottobre 2012 ed aprile 2013 in sette diverse nazioni ed ha coinvolto 8750 persone e 1750 professionisti dell’area marketing.
A metà giugno sono stati rilasciati sia i risultati generali che il dettaglio per ciascuna delle nazioni oggetto dell’indagine.
Si conferma per l’ennesima volta che passaparola tra conoscenti ed amici e la comunicazione tra pari sono le più credibili e dunque le più efficaci. Seguono i media tradizionali: televisione e quotidiani [di carta].
Le pagine aziendali sui diversi social media sono la fonte meno credibile, paradossalmente per gli stessi professionisti del marketing.
Si tratta ancora una volta di un chiaro indicatore di come nella maggior parte dei casi, con le dovute eccezioni delle generalizzazioni che però restano tali, anche i social media vengano utilizzati prevalentemente dalle imprese con finalità smaccatamente promozionali, come testimonia l’ampio utilizzo di offerte ed appunto promozioni, e non per stabilire una relazione e dunque una conversazione con le persone sulla base dei loro interessi.
Sono trascorsi decenni dalla famosa locuzione “il medium è il messaggio” attraverso la quale McLuhan cercava di spiegare che i media non sono neutrali, la loro stessa struttura produce infatti un’influenza sui destinatari del messaggio che va al di là del contenuto specifico che veicolano, e più di un lustro dall’avvento del “Web 2.0″.
La fiducia è importante e viene dal coinvolgimento su affinità su interessi comuni non dall’interruzione invasiva, continuare a non tenerlo in considerazione, in pratica, nella comunicazione d’impresa è un nonsense.
Bonus track: Sul tema vale assolutamente la lettura l’intervista di Apogeo all’amico Daniele Chieffi “Aziende online: come si cambia per non morire”