- Chiocciola:Veniamo da lontano e andiamo lontano,lo disse Togliatti.
E’ la prima volta che l’Università e la Sapienza viene occupata. Il Rettore fa mancare agli occupanti acqua e luce. Ma l’occupazione va avanti lo stesso. Nel marzo del 1964, Togliatti parla lla Scuola normale superiore. Una folla incredibile di giovani e di ragazze era venuta ad ascoltare Palmiro Togliatti invitato a parlare del PCI negli anni cruciali dell’ultimo grande conflitto fino ai giorni in cui fu approvata la nuova Costituzione repubblicana. Le domande venivano da persone che allora non erano ancora nate. Perché non facemmo la riforma agraria? Perché eccedemmo ai compromessi con la monarchia e con Benedetto Croce? Perché non facemmo appello alla volontà rivoluzionaria delle masse? E si sarebbe continuato tutta la notte se ad un certo momento il caldo nella sala non si fosse fatto così soffocante, così insopportabile. Nelle risposte di Togliatti tutto il filo del ragionamento è teso a dimostrare non solo che non c’era un’alternativa, che del resto nessuno propose, alla condotta dei comunisti durante la resistenza e nel primo dopoguerra ma che quelle scelte ”permettono oggi di condurre la lotta per la democrazia e il socialismo su un terreno molto avanzato”. Togliatti, rispetto alle critiche che vengono mosse da sinistra al Partito, non fa di tutta l’erba un fascio, distingue invece tra coloro che ‘’stanno con le brache in mano” e coloro che ”ci interessa comprendano, conoscano, giudichino”. Il leader comunista muore a Yalta qualche mese dopo. La situazione politica è difficile. Il centro-sinistra comincia già allora a subire i colpi di freno delle forze moderate e conservatrici della DC, senza però esaurire del tutto il credito e le speranze di rinnovamento che si erano manifestate al suo sorgere. Si avvia il progetto di unificazione tra PSI e PSDI che avrebbe lacerato non poco il tessuto unitario a sinistra. Nelle elezioni amministrative del novembre 1964 il PCI tiene bene avanzando ancora rispetto al 28 aprile del 1963. Anche in provincia di Pisa i risultati elettorali sono altrettanto buoni: il PCI avanza del £%, mentre secca è la sconfitta del PSI: meno 4%. E’ sul fronte delle lotte che la riscossa operaia tarda a venire. Alla Piaggio la direzione effettua 230 licenziamenti nel gennaio 1965, altri 180 a luglio e altri 130 nel febbraio 1966. In questo modo decapita il gruppo dirigente e attivo della FIOM e del PCI. Gli operai hanno paura, scioperano solo ristrette avanguardie nonostante un lavoro in profondità condotto in fabbrica e tra le popolazioni della Valdera e di tutta la provincia. Il 12 marzo del 1966 molti dei licenziati sfilano in una grande marcia del lavoro da Pontedera a Pisa. In fila indiana, ognuno porta un cartello con scritto l’età e gli anni di lavoro in fabbrica. La gente li vede sfilare commossa e solidale ma la risposta è stata nel complesso debole: la Piaggio ha vinto. (Meditazione su un famoso antefatto in 68 e dintorni di Luciano Ghelli).
Z E R O Q U A R A N T A D U E
Senza alcuna ragione ragionata
le braccia e le gambe
frenetiche si muovono precise
e le mani attente, veloci, lontane
si attaccano ai pezzi
innestandoli opportunamente.
In questo non vivere
nell’ammasso di ferro lavorato
di viti e rondelle e bulloni
e trapani e chiavi e motori
il cervello diventa piombato
tenta di fuggire la realtà
nella testa disturba.
Uomini e donne protagonisti
consapevoli della fatica alienante
assorbono grammo su grammo nocività
sopravvivono ai tempi di produzione
costruiscono utilità.
-Renzo Mazzetti-
(poesie del mio autunno caldo alla Piaggio di Pontedera)